Zika è il virus responsabile di una delle più recenti epidemie, i cui sintomi sono stati associati, in alcuni casi, allo sviluppo di gravi patologie. Nonostante sia divenuto noto soltanto recentemente, per i numerosi casi registrati in occasione delle Olimpiadi di Rio, la storia del virus è molto più remota.
Essa risale esattamente al 1947, quando il virus fu riscontato nel sangue di una scimmia della Foresta Zika, in Uganda, da cui il virus prende il nome.
Il primo caso nell’uomo è stato osservato nel 1954, in Nigeria. Da allora si sono verificate diverse epidemie in Africa e in Asia, che hanno colpito successivamente la Micronesia e la Polinesia Francese. Agli inizi del 2015 il virus ha raggiunto il Brasile, innescando l’epidemia oggi nota, che conta tra 500.000 e 1.500.000 casi di infezioni, come riportato dal Ministero della Salute Brasiliano.
L’interesse mediatico nei confronti di Zika è stato suscitato principalmente dall’associazione dell’infezione con lo sviluppo di microcefalia, una malformazione neurologica caratterizzata da una notevole riduzione delle dimensioni del cranio, accompagnata da insufficienza mentale, in bambini nati da madri infette e dal possibile sviluppo, negli adulti che hanno contratto il virus, della sindrome di Guillain-Barré, un’infiammazione del sistema nervoso periferico che porta a paralisi progressiva. Tale relazione ha indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a definire l‘epidemia da Zika virus un’emergenza pubblica di interesse internazionale. L’emergenza ha raggiunto livelli di massima preoccupazione durante i Giochi olimpici e Paraolimpici di Rio, per il gran numero di atleti e turisti atteso nel territorio Brasiliano.
È necessario sottolineare però che l’esito dell’infezione non è sempre di tale gravità. In circa l’80% dei casi infatti l’infezione non causa alcun sintomo, mentre il 18% delle persone che hanno contratto il virus sviluppa soltanto sintomi lievi o moderati, dopo 3-10 giorni dall’esposizione. I sintomi somigliano molto a quelli di una comune influenza, come febbre, stanchezza, mal di ossa, arrossamento degli occhi e della pelle con comparsa di piccole bolle e, con minore frequenza, mal di testa, vertigini, vomito, diarrea e dolori muscolari. In media i sintomi scompaiono nel giro di una settimana. Ciò nonostante è fondamentale non sottovalutare il problema ed evitare che il virus si diffonda al di fuori delle aree colpite.
La trasmissione del virus all’uomo avviene mediante la puntura di insetti appartenenti al genere Aedes, tra cui l’Aedes aegypti, o più comunemente noto come Zanzara della febbre gialla, già responsabile della trasmissione di altre malattie quali la febbre dengue, la chikungunya e la febbre gialla. In Europa, la presenza della zanzara A. aegypti è limitata a Madera (arcipelago di isole Portoghesi situato nell’Oceano Atlantico), la zona orientale del Mar Nero e i Paesi bassi. In molte aree del Mediterraneo, tra cui anche l’Italia, è invece presente la zanzara A. albopictus, che sebbene meno efficace, è stata dimostrata essere un vettore compatibile per il virus.
Quando l’insetto punge persone affette da Zika, diventa l’ospite perfetto in cui il virus può sopravvivere, replicarsi ed essere trasmesso ad altre persone, innescando così una reazione a catena. La trasmissione da uomo a uomo invece avviene principalmente attraverso rapporti sessuali, ma può potenzialmente verificarsi anche in seguito a trasfusioni di sangue di soggetti infetti. Il virus è in grado di infettare il feto durante la gravidanza, attraversando la placenta, ma può essere trasmesso al neonato dalla madre infetta anche subito dopo la nascita.
La diagnosi dell’infezione da Zika viene effettuata grazie a tecniche di laboratorio, in grado di rilevare la presenza del virus nel sangue, nell’urina, nella saliva, nel fluido amniotico, nel latte materno e nello sperma, sebbene la trasmissione attraverso queste vie non sia stata ancora dimostrata.
Ad oggi non esistono terapie disponibili per la cura di tale epidemia e lo sviluppo di un vaccino contro il virus è pertanto una priorità per la salute globale. Esistono però delle misure cautelari che si possono usare per prevenire l’infezione, cominciando dal ridurre il rischio di essere punti dagli insetti potenziali vettori del virus, utilizzando repellenti, indossando indumenti lunghi che coprano quanto più possibile la pelle, installando zanzariere e altre protezioni nelle abitazioni delle aree colpite dall’epidemia.
Anche la trasmissione del virus da uomo a uomo può essere evitata, o sicuramente ridotta, adottando pratiche sicure durante i rapporti sessuali tra persone che possono essere state a contatto con il virus nelle aree a rischio, o astenendosi del tutto nell’avere rapporti per un periodo che va da 8 settimane fino a 6 mesi nel caso in cui uno dei partner sia infetto, per evitare così la trasmissione del virus e l’insorgere di gravidanze con alto rischio di malformazioni del feto.
Nel frattempo il mondo della ricerca sta lavorando per capire i meccanismi molecolari alla base dell’infezione per poter sviluppare misure per la prevenzione e la cura dell’epidemia da Zika, che sebbene la fine dei giochi olimpici di Rio, ancora persiste.
Fonte: Pubmed