Il riconsolidamento della memoria è un meccanismo che gioca un ruolo fondamentale in tutti processi di apprendimento e potenzialmente consente ai ricordi di essere modificati, aggiornati o addirittura cancellati; ma cosa si intende di preciso con «apprendimento»? Stando agli studi di tanti ricercatori, la nostra stessa identità è frutto di un lungo processo di apprendimento. Questo vorrebbe forse dire che grazie al riconsolidamento sarebbe possibile cambiare la nostra stessa identità?
IN BREVE
Indice
IL RICONSOLIDAMENTO DELLA MEMORIA COME MECCANISMO BIOLOGICO
Quello del riconsolidamento è un meccanismo biologico fisiologico che riguarda la memoria a lungo termine, l’elaborazione dei ricordi ed i processi di apprendimento in senso lato. Si innesca ogniqualvolta pensiamo ad un evento del nostro passato; il ricordo infatti, dopo la rievocazione, attraversa una fase di stallo a cui segue il suddetto processo di riconsolidamento della memoria, ovvero la riposizione del ricordo stesso al sicuro in uno dei tanti cassetti mentali che siamo soliti utilizzare per immagazzinare le esperienze di vita e gli apprendimenti. Per semplificare possiamo immaginare i ricordi come delle barche ormeggiate nei pressi della banchina portuale. Quando una di queste viene convocata all’attenzione della marina, si allontana dal proprio sito di ancoraggio per raggiungere la destinazione. Allo stesso modo, i ricordi che vengono rievocati si “staccano” temporaneamente dal loro sito, per ricollegarvisi solo successivamente al termine della rievocazione. È proprio il processo di risistemazione del ricordo nella sua posizione originale che prende il nome di «riconsolidamento». Tuttavia, nel periodo che intercorre tra l’allontanamento dal sito ed il ricollocamento, ogni ricordo diviene labile, cosa che lo rende facilmente modificabile o addirittura cancellabile.
Rappresentazioni, schemi e identità
Stando alle ricerche di Cristina M. Alberini e Joseph E. LeDoux (2013), la memoria contribuisce in modo significativo alla formazione della personalità e del carattere umano, quindi capire come i ricordi vengono formati, consolidati, recuperati e aggiornati potrebbe potenzialmente influire su molte aree della vita umana, inclusa soprattutto quella della salute mentale. Se è vero che l’apprendimento sta alla base del comportamento e della stessa identità di un individuo, allora la formazione, l’archiviazione (consolidamento) e la rievocazione dei ricordi, a cui segue il riconsolidamento della memoria, sono meccanismi fondamentali da cui potrebbe tanto dipendere un funzionamento “normale” ed adattivo del soggetto, quanto un funzionamento compromesso. Effettivamente, in linea anche con il pensiero cognitivista, per certi aspetti siamo ciò che ci raccontiamo. La nostra identità in termini riduzionistici appare come un insieme di informazioni quali nome, cognome, residenza, professione, abilità, storia di vita, discendenza e così via, che dal punto di vista della psicobiologia non sono altro che ricordi posizionati nel loro cantuccio cerebrale e che, presi nel loro insieme e “raccontati” dal soggetto a sé stesso, vanno a generare quel senso consapevolezza di sé che ognuno di noi ha.
La realtà sociale
Allo stesso modo, la realtà sociale appare “per come ce la si racconta” anche in funzione di quelle rappresentazioni tendenzialmente stabili che vanno a formarsi nella mente di ciascuno durante lo sviluppo grazie all’apprendimento. John Bowlby ad esempio parlava di internal working model of attachment, altrimenti detti “modelli operativi interni”, ovvero l’insieme degli schemi mentali appresi sulla base dell’esperienza che organizzano la conoscenza del mondo relazionale e che di conseguenza creano delle aspettative sullo stesso. In altri termini, esemplificando, non è arduo pensare che un bambino cresciuto tra gli inganni e le menzogne non riesca a fidarsi delle persone anche dopo molto tempo. Sulla base dell’esperienza crede che gli altri vivano con l’intenzione prendersi gioco di lui, com’è sempre stato nel suo passato. Quando si rimane bruciati, si tende ad utilizzare il fuoco con maggiore cautela e sospettosità.
Cancellare il ricordo
Volendo generalizzare, ogni concetto o credenza è frutto di un processo di apprendimento che quindi, dal punto di vista biologico, funziona secondo i sopracitati meccanismi universali di consolidamento e riconsolidamento della memoria, comuni a pressoché tutti i fenomeni di apprendimento, da quello emotivo, a quello contestuale, a quello spaziale. In quest’ottica dunque ogni apprendimento è potenzialmente modificabile, o addirittura cancellabile, dal momento che sarà sufficiente rievocarlo per avviare il processo di separazione della barca dalla banchina, volendo ricorrere nuovamente all’esempio utilizzato nell’introduzione. Poco dopo l’allontanamento del ricordo dalla sua solida base, questo diventa labile fino a quando non viene creato nuovamente il ponte proteico, in termini biologici, che lo teneva radicato alla suo preciso sito cerebrale. Andando ad interferire chimicamente con il processo di sintesi delle proteine, non sarà possibile ricreare la connessione e tale ricordo dunque non potrà ancorarsi nuovamente alla sua area di archiviazione; verrà così perduto (Kida, 2002).
IL RICONSOLIDAMENTO DELLA MEMORIA: LA PROSPETTIVA CLINICA
Sebbene la situazione dal punto di vista biologico sia ben più complicata di quanto sembri, non si possono ignorare le enormi potenzialità di tale processo ai fini di un eventuale trattamento farmacologico o di una psicoterapia volti a migliorare la salute mentale di un paziente. Il disturbo mentale da questo punto di vista non sembra essere diverso da un qualsiasi altro tipo di apprendimento, specialmente se lo si vede nei termini di ricordi traumatici o acquisizione di schemi e/o modelli operativi disfunzionali. Si prenda d’esempio un disturbo d’ansia causato da una forte emozione negativa collegata quindi ad un evento traumatico. Il paziente che lo ricorda, tende a rievocarlo con tutta la carica emotiva negativa ad esso connessa. Si potrebbe pensare ad esempio di sfruttare il grande potere del riconsolidamento della memoria per andare a ridimensionare tale carica. In questo modo si renderebbe il ricordo meno pervasivo e disturbante. Bruce Ecker e colleghi nella loro opera del 2018 spiegano infatti come sia effettivamente possibile andare ad interferire con il ricordo durante la sua rievocazione al fine di distogliere l’attenzione del soggetto dalla relativa carica emotiva. Intuitivamente, se l’attenzione viene distolta dalla carica emotiva associata al ricordo, l’intensità emozionale che verrà riconsolidata non sarà pari a quella di partenza ma inferiore all’originale e quindi meno disturbante (Crestani et al., 2015). Se la nostra barca convocata dalla marina trasportasse esplosivi, e se perdesse parte del carico durante il tragitto, rientrerebbe nel porto con una quantità di merce pericolosa nettamente inferiore.
L’elaborazione della memoria durante il sonno
Nel caso precedente, il processo sarebbe indotto da un clinico esterno in caso di necessità. Ricordiamo tuttavia che tale meccanismo è assolutamente fisiologico e se funzionasse sempre in modo ottimale non richiederebbe alcuna induzione esterna. Il sonno è un caso esemplare di «funzionamento ottimale» del meccanismo di riconsolidamento. Si pensa infatti che durante la notte esso si inneschi automaticamente al fine di andare ad elaborare tutte le esperienze che il soggetto ha vissuto non solo durante la giornata, ma anche nei giorni passati (Stickgold & Walker, 2007).
Identità come processo evolutivo
A questo punto ci si potrebbe domandare perché non intervenire direttamente sulla memoria episodica per andare ad eliminare del tutto il ricordo target come accade nel celebre film Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Se è vero che siamo frutto di un lungo processo evolutivo, allora andare a togliere un frame dal flusso di eventi sarebbe come rimuovere un’intera scena da un film, forse proprio la scena più importante, senza la quale non sarebbe possibile comprendere il finale, che quindi rimarrebbe inspiegato o perderebbe di senso.
I problemi etico-morali che porta con sé il riconsolidamento della memoria
Siamo ciò che siamo in funzione del nostro passato. Rimuovere dei pezzi dal puzzle che abbiamo assemblato con tanta fatica ma altrettanta spontaneità nel corso degli anni, andrebbe a creare dei grandi buchi nell’identità delle persone da cui potrebbero dipende problemi ben più gravi di quelli causati dagli apprendimenti disfunzionali. Dunque se da un lato queste nuove terapie «reconsolidation-based» ampliano notevolmente la prospettiva clinica, dall’altra aprono la strada ad una grande quantità di interrogativi e dilemmi etico-morali che saranno senz’altro frutto di dissertazioni e dibattiti negli anni a venire.
Fonte
- Alberini, C. M., & LeDoux, J. E. (2013). Memory reconsolidation.
PubMed - Kida et al. (2002). CREB required for the stability of new and reactivated fear memories.
PubMed - Sbloccare il cervello emotivo: Eliminare i sintomi alla radice utilizzando il riconsolidamento della memoria.
Ecker et al. (2018) - Crestani et al. (2015). Memory reconsolidation may be disrupted by a distractor stimulus presented during reactivation.
Nature - Stickgold, R., & Walker, M. P. (2007). Sleep-dependent memory consolidation and reconsolidation.
PubMed