Tra il XV e il XIX secolo una piccola era glaciale ha colpito il continente europeo e le regioni limitrofe del nord Atlantico. Questo fenomeno non è affatto simile alle ere glaciali vere e proprie ma ha portato comunque ad abbassamenti generali delle temperature e ad una maggiore variabilità climatica. Studiare la piccola era glaciale permette non solo di capire meglio come funziona il nostro pianeta ma anche di inquadrare meglio l’attività umana rispetto al moderno riscaldamento globale, al fine di sviluppare strategie di mitigazione sempre più efficaci.
IN BREVE
Indice
PICCOLA ERA GLACIALE
Con il termine “piccola era glaciale” (anche nota come PEG) ci si riferisce ad un periodo della storia umana in cui ci fu un cambiamento climatico particolare che ha portato all’abbassamento delle temperature in tutto il continente europeo e nelle regioni del nord Atlantico. La data di inizio e fine della piccola era glaciale sono oggetto di dibattito e spesso dipendono dall’area di riferimento e dalle metodologie degli studi effettuati. In generale, nel XIII secolo, in seguito all’eruzione del vulcano Samalas, si è verificato un rapido raffreddamento dell’emisfero boreale. Le temperature sono ulteriormente scese a partire dal XV secolo fino alla prima metà del XIX secolo.
C’è da specificare che questa non fu una vera e propria era glaciale: quest’ultime sono provocate dai cicli di Milankovic, ovvero delle variazioni di alcuni parametri orbitali della Terra come l’eccentricità della sua orbita attorno al Sole, cambiamenti dell’inclinazione assiale della Terra e il fenomeno della precessione che porta l’asse terrestre a compiere dei movimenti circolari. Questi cambiamenti avvengono molto lentamente e provocano, combinandosi tra loro, l’avvento di un periodo glaciale all’incirca ogni 100.000 anni.
La piccola era glaciale si colloca all’interno di un periodo interglaciale rappresentando un così detto “stadiale”, per cui non ci si può riferire ad essa come ad una vera era glaciale. Inoltre, la PEG non è stata caratterizzata da un unico ed uniforme abbassamento di temperatura, ma da diversi periodi con temperature molto variabili e con episodi di inverni insolitamente rigidi ed estati relativamente miti. Si stima che l’inverno più rigido registrato durante la PEG sia quello del 1709 (piccola era glaciale 1709).
Lo studio del clima del passato è di fondamentale importanza perché permette di capire meglio l’attuale riscaldamento globale e di quantificare l’impatto antropico sul clima e sui diversi ecosistemi. L’obiettivo finale è quello di sviluppare strategie in grado di ridurre l’impatto umano e di mitigare il più possibile il riscaldamento globale in atto.

EFFETTI SULLA SOCIETÀ
Tutte le società umane sono state da sempre influenzate dai cambiamenti climatici: ad esempio, si ritiene che il declino dell’Impero Romano sia legato all’inizio della Piccola Età Glaciale Tardo Antica (PEGTA). Il modo in cui il clima può influenzare le società è stato modellizzato da Krämer, secondo il quale esistono sia impatti diretti che indiretti.
Ad esempio, le variazioni di temperatura e piovosità, ma anche fenomeni calamitosi come uragani, inondazioni dei fiumi e incendi, hanno un impatto diretto sulla produzione di cibo, sulla disponibilità d’acqua e sulla crescita di microrganismi. A causa di ciò possono susseguirsi una serie di effetti di secondo ordine o superiore, come l’aumento del prezzo del cibo, epidemie ( a volte provocate dal fenomeno della zoonosi), guerre, disordini sociali, migrazioni di massa e il declino della crescita demografica.
Durante la piccola era glaciale sono state registrate diverse carestie nel continente europeo accompagnate da un aumento della mortalità infantile, causate almeno in parte dall’abbassamento delle temperature. Queste carestie non sono state guidate da un unico episodio di variazione climatica, ma da ripetuti anni di cambiamenti che hanno portato a raccolti scarsi e talvolta anche al deterioramento prematuro del grano. Anche la peste nera, che ha causato moltissimi morti in tutta Europa, mostra dei forti collegamenti con il cambiamento climatico avvenuto durante il XIV secolo.
Ci sono delle piccole evidenze che mostrano che il declino degli insediamenti norreni in Groenlandia potrebbero essere stati provocati dall’avvento della PEG. Tuttavia, anche se l’avanzamento del ghiaccio in questa regione ha sicuramente portato problemi agli insediamenti umani, il declino di queste società va ricercato nelle complesse dinamiche sociali che i cambiamenti climatici hanno innescato.
La piccola era glaciale ha ispirato molti artisti che hanno immortalato nelle loro opere questo periodo, o sono stati stimolati a scrivere alcuni romanzi letti ancora oggi. Ad esempio, la fredda estate del 1816 (l’anno senza estate), ha forzato l’autrice Mary Shelley a trascorrere le vacanze al chiuso insieme a suo marito, raccontandosi a vicenda storie dell’orrore. Una di queste ispirò la scrittrice a scrivere il romanzo che ha come protagonista il mostro di Frankenstein .
COME SI RICOSTRUISCE IL CLIMA DEL PASSATO?
Conoscere con precisione il clima del passato non è facile in quanto le misure di alcuni parametri come temperatura, pressione atmosferica e umidità dell’aria, sono state disponibili a partire dal 1500, grazie alle invenzioni di Galileo. Inoltre, queste misure non erano diffuse su tutto il continente europeo ma erano localizzate soltanto in alcune aree.
Le informazioni necessarie alla ricostruzione del clima possono essere ricercate sia in documenti storici, che contengono varie osservazioni dirette e indirette del clima, sia in archivi naturali come coralli, carote di ghiaccio e sedimenti marini (per “carote” si intendono campioni cilindrici di ghiaccio o roccia ottenuti grazie a trivellazioni), anelli degli alberi e speleotemi (stalattiti e stalagmiti).
Gli archivi storici e naturali nell’area del Mediterraneo sono molto diffusi, rendendola un perfetto laboratorio naturale per questi studi.Le informazioni climatiche ricavate dai documenti storici sono tratte sia da descrizioni dirette del clima di un’area, sia grazie a descrizioni indirette di attività agricole e cerimonie volte a chiedere l’arrivo della pioggia, oppure atti che descrivevano danni alle strutture umane provocate da eventi climatici estremi. Uno degli archivi naturali più utilizzati per la ricostruzione del clima è quello derivante dallo studio degli anelli degli alberi. Le piante riescono a registrare i cambiamenti di temperatura, precipitazioni e periodi siccitosi, variando la loro velocità di crescita. La dendroclimatologia è riuscita, grazie a questa tecnica, ad individuare il periodo della piccola era glaciale in alberi della penisola iberica.
Un’altra fonte di informazione sono le stalattiti che si formano dentro cavità carsiche. Queste sono dei depositi di carbonato di calcio che crescono abbastanza velocemente (circa 4 mm l’anno) registrando variazioni climatiche a scala annuale. Studiando variazioni degli isotopi dell’ossigeno e del carbonio contenuti nei vari strati di questi speleotemi, è possibile ricavare informazioni sulla temperatura e sulle precipitazioni di una specifica area. Più di recente è stata sviluppata una nuova tecnica, che prevede lo studio di alcuni elementi presenti in piccolissima quantità in queste rocce ed ha una risoluzione mensile delle variazioni di temperatura. Alcuni studi sui depositi di Grotta Verde in Sardegna hanno riconosciuto delle variazioni di temperatura coincidenti sia con il periodo caldo medievale sia con la successiva piccola era glaciale.
Un ulteriore esempio di archivio naturale sono i gusci carbonatici del plancton marino che registrano variazioni di temperatura delle acque. In base al rapporto degli isotopi 18O e 16O è possibile distinguere le ere glaciali e interglaciali. Tutti questi metodi non vanno esaminati individualmente ma devono essere integrati l’uno con l’altro in modo da poter ottenere ricostruzioni del clima più affidabili e che coprano vaste aree di studio.

Cosa ha innescato la PEG
Le cause della piccola era glaciale non sono da ricercare in fenomeni astronomici come si fa per le classiche ere glaciali, in quanto essa ha avuto una durata molto breve e ha interessato solo una specifica porzione del pianeta. I cicli di Milankovic richiedono molto più tempo per agire e provocare cambiamenti del clima. Alcuni scienziati hanno ipotizzato che la PEG possa essere stata provocata da eruzioni vulcaniche che hanno immesso nell’atmosfera del materiale molto sottile. Quest’ultimo riflette verso lo spazio la luce del Sole, determinando un abbassamento delle temperature. A questo si unisce anche l’azione del Sole che potrebbe aver provocato periodi di temperature più basse durante il minimo di Maunder e cambiamenti della circolazione oceanica nel nord Atlantico.
Un recente articolo pubblicato su Science spiega un altro fenomeno che potrebbe aver innescato la piccola era glaciale: subito prima della PEG è avvenuta un’intrusione di acqua calda proveniente dall’Atlantico nei Mari del Nord. L’acqua più calda ha prodotto il distacco di grandi blocchi di ghiaccio che sono stati successivamente trasportati verso il nord Atlantico.
Questo potrebbe aver provocato l’indebolimento del ciclone subpolare innescando il declino di una corrente oceanica chiamata AMOC (Capovolgimento Meridionale della Circolazione Atlantica). Questa è molto importante in quanto trasferisce calore dai tropici verso le regioni del nord Atlantico. La sua interruzione ha quindi avuto importanti conseguenze sul clima europeo provocando un generale calo delle temperature.
Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano che l’intrusione di acqua più calda nei Mari del Nord a partire dal 1300, non può spiegare da sola oltre 2 secoli di indebolimento del ciclone subpolare. Per spiegare le cause della PEG è necessario comunque inserire anche una concomitante attività vulcanica molto intensa accompagnata da una scarsa attività solare. In effetti i periodi più freddi della piccola era glaciale corrispondono con periodi di minimi solari come il minimo di Maunder e il minimo di Dalton.

Piccola era glaciale 2030
Negli ultimi anni si è diffusa su molti siti di informazione la notizia di una imminente nuova piccola era glaciale che dovrebbe iniziare nel 2030. Ma è davvero così? La notizia è nata a partire da uno studio di V. Zharkova in cui formula un nuovo modello di previsione dell’attività solare. Il suo gruppo di lavoro ha ipotizzato la presenza di due processi dinamo all’interno del Sole che interagiscono tra loro amplificandosi o annullandosi a vicenda. Questo nuovo modello suggerisce un indebolimento dell’attività solare nei prossimi decenni, come avvenuto in passato durante il minimo di Maunder. Tale previsione potrebbe suggerire una piccola era glaciale in arrivo?
Una recente intervista a Mauro Masserotti, esperto di fisica solare presso l’istituto di ricerca INAF ha fatto maggiore chiarezza sulla notizia. Masserotti spiega che all’interno della nostra stella operano moltissimi processi caotici che rendono difficili le previsioni dell’attività solare. Il modello proposto da Zharkova è sicuramente innovativo e promettente ma, come tutti i modelli utilizzati nella meteorologia dello spazio, servono diversi anni di test e verifiche volti a capire i limiti e le capacità del modello stesso prima che esso possa essere utilizzato. Inoltre, i processi caotici che regolano l’attività solare sono fonte di un’incertezza molto elevata nei modelli previsionali che, per ora, non risultano essere molto affidabili per modellizzare una nuova piccola era glaciale.
La tendenza delle temperature, che oggi possiamo misurare direttamente, è in continuo rialzo a causa del cambiamento climatico prodotto dalla massiccia produzione antropica di gas serra. Comprendere tutti i meccanismi alla base dei passati cambiamenti climatici (non solo le ere glaciali e interglaciali, ma anche la PEG, il periodo caldo medievale e la piccola età glaciale tardo antica, che ha visto il declino dell’Impero Romano) permette di determinare meglio l’impatto antropico sul clima e di sviluppare strategie di mitigazione sempre più efficaci.
Fonte
- When the weather turned bad. The research of climate impacts on society and economy during the Little Ice Age in Europe. An overview.CAMENISCH, Chantal Eva Maria; ROHR, Christian, 2018.
BORIS - Little ice age. Encyclopedia of global environmental change, MANN, Michael E., et al., 2002.
ResearchGate - Mediterranean climate variability over the last centuries: a review.LUTERBACHER, Jürg, et al., 2006.
ScienceDirect - Little Ice Age abruptly triggered by intrusion of Atlantic waters into the Nordic Seas.LAPOINTE, Francois; BRADLEY, Raymond S. 2021.
ScienceAdvances - 2030, torna l’era glaciale? Improbabile. Marco Malaspina, 2015.
Media INAF