Alla fine del 1800 uno studioso si convinse che attraverso la fotografia fosse possibile individuare la “razza sociale” di appartenenza di una persona; il suo nome era Francis Galton e lui, come altre studiosi, è una delle vittime dell’euforia da innovazione.
IN BREVE
Nel 2018 un gruppo di ricercatori giapponesi pubblicò un’articolo nel quale veniva descritto come un’Intelligenza Artificiale riuscisse ad individuare i volti dei criminali con una perfezione dell’80% all’interno di un campione di oltre 1000 persone. Tal ricerca ha riportato alla memoria una situazione simile che avvenne alla fine del 1800 quando il filosofo Francis Galton, preso dall’euforia per la fotografia, creò un metodo per identificare due “razze umane”: i tubercolosi e i criminali.
Francis Galton
Francis Galton nasce a Sparkbrook in Inghilterra nel 1822. Studia medicina alla London Medical School e Matematica a Cambridge ma a seguito di un crollo nervoso è costretto ad interrompere i suoi studi. Dopo questa esperienza accademica si imbarca per l’Africa diverse volte fino al 1852, anno in cui, a seguito del suo ultimo viaggio viene insignito, da parte della Royal Geographical Society, della medaglia d’oro per via delle numerose mappature del continente da lui effettuate. Oltre alle realizzazione di mappe dettagliate dell’Africa del sud, Galton diede un enorme contributo alla nascente discipline della meteorologia, con la scoperta dell’anticiclone.
La ricerca
Nel 1859 il cugino, Charles Darwin, pubblica “L’origine delle specie”. Galton dalla lettura di quest’opera viene folgorato e decide di dedicare la sua vita a ricerche correlate all’evoluzione umana e l’ereditarietà dei geni che con essa si trasmettono, coniando il termine eugenetica per descrivere le sue ricerche. I suoi studi si soffermarono principalmente sulla criminalità e sulla tubercolosi, alla ricerca di fattori genetici, individuabili attraverso la creazione di un prototipo facciale, che dimostrassero l’ereditarietà di queste caratteristiche.
Il Composite Portrait
Galton sviluppò un metodo proprio per le sue ricerche, quello del Composite Portrait, una tecnica particolare che prevede una serie di passaggi complessi ma altrettanto interessanti. Innanzitutto si fotografano i soggetti (sono necessari diversi scatti) tutti nella medesima posizione. La macchina fotografica viene strutturata in modo tale da aiutare l’operatore nell’impresa: affinché le foto vengano scattate in condizioni uguali, si segnano delle linee all’interno della lente: una linea verticale per la mediana del volto, attraverso il naso, e due linee orizzontali posizionate in asse con le pupille e una con la bocca. Una volta ottenuti gli scatti i Composite Portrait sono costruiti attraverso la sovrapposizione dei negativi degli individui su una lastra fotografica, disposti in una maniera particolare: tutti i negativi delle persone scelte, vengono posizionati sulla lastra fotografica per il medesimo lasso di tempo, in successione. Se una lastra fotografica richiede 200 secondi di esposizione e sono state scelte 10 foto, ognuna di queste deve essere posizionata sulla lastra per 20 secondi. Per ottenere un risultato pulito è necessario che ogni negativo venga posizionato nello stesso punto d’esposizione nel modo e tempo più veloce possibile. Questo procedimento tanto complesso come risultato compone un ritratto costituito da volti sovrapposti alla ricerca di quello o quelli che sarebbero dovuti essere i volti standard per la categoria analizzata.
Gli studi di Galton
Il filosofo basa le sue ricerche principalmente su due categorie, la prima quella dei tubercolotici e la seconda quella dei criminali. Concentrandosi sulla Tisi è molto interessante come Galton si sia convinto che una malattia, cui epidemie saranno sconfitte grazie ai vaccini, sia qualcosa dovuta alla predisposizione costituzionale ed ereditaria. Per mostrare ciò si utilizzano i risultati ottenuti nei ritratti e si cerca di mostrare come volti diversi, nei punti maggiormente pronunciati, risultino simili tanto da essere perfettamente sovrapponibili. Stesso discorso fece con i criminali creando dei ritratti, anch’essi attraverso il Composite Portrait, che portarono Cesare Lombroso, famoso studioso e antropologo italiano, a citare queste immagini, nell’opera “L’uomo delinquente”, come dimostrazioni delle sue teorie sociali. Interessante notare come queste ricerche, che fortunatamente non ebbero molto riscontro in Inghilterra (ma in Italia sì!), abbiano rischiato la ghettizzazione di individui innocui per via di convinzioni basate su studi “innovativi”. Sorge dunque una domanda: Quando la tecnologia, per quanto infallibile, diventa fallibile?
Fonte
- Responses to Critiques on Machine Learning of Criminality Perceptions.
Cornell University - An inquiry into the Physiognomy of Phthisis.
Galton.org - Une des défigurations les plus tristes de la civilisatio: Francis Galton et le criminel composite.
Michel Prum, Les Malvenus, Race et sexe dans le monde anglophone