Parlare di farfalle trasparenti potrebbe sembrare qualcosa di fantasioso, preso da una qualche favola per bambini, eppure la natura ha ideato qualcosa di simile: insetti con ali trasparenti come vetro.
Ciò che rende queste farfalle trasparenti è il fatto che esse non riflettono efficacemente le radiazioni luminose che ricevono. Un ampio spettro di radiazioni luminose, da quelle infrarosse alle ultraviolette, passano il tessuto delle ali senza subire riflessione.
![farfalla-ali-vetro](https://www.thedifferentgroup.com/wp-content/uploads/2016/09/farfalla-ali-vetro-e1475181903205.jpg)
Potremmo domandarci perché una farfalla “deciderebbe”, evolutivamente parlando, di diventare invisibile; le ipotesi più accreditate vorrebbero questo adattamento evolutivo un sistema per sfuggire efficacemente ai predatori naturali, come uccelli o ratti, che avrebbero molta più difficoltà a vederle.
Studi approfonditi sui tessuti dell’ala e pubblicati da alcuni ricercatori su Nature Communications, rivelano nanostrutture particolari e dalla morfologia variabile, simili a piccole spine. Quando i raggi di luce colpiscono la superficie dell’ala, uno o due raggi sono riflessi, ma la maggior parte possono attraversare il tessuto dell’ala.
![texture-ala-farfalla](https://www.thedifferentgroup.com/wp-content/uploads/2016/09/texture-ala-farfalla-e1475181880416.jpg)
Sull’articolo pubblicato, i ricercatori asseriscono che, al contrario degli altri fenomeni naturali, dove la regolarità è una prerogativa sempre eletta, nella farfalla in questione la natura si avvale di un caos apparente per raggiungere un effetto raro a affascinante: la trasparenza.
Dallo studio di queste nanostrutture potrebbe derivare la messa a punto di una tecnologia acqua-repellente. Facendo uso di strutture simili a quelle delle ali della farfalla, potrebbero essere creati dei rivestimenti protettivi su schermi digitali, che li renderebbero visibili anche alla luce abbagliante del sole. Il primo prototipo di questa tecnologia è stato indicato come acqua-repellente e auto-pulente.
Fonte: Nature