Da oltre 50 anni, gli scienziati sono consapevoli del fatto che alcuni insetti e animali possono rilasciare composti, definiti feromoni, che inducono creature della stessa specie ad un comportamento particolare, sviluppando una forma di comunicazione chimica silenziosa.
IN BREVE
Cosa sono i feromoni?
Nonostante la definizione esatta sia stata dibattuta e ridefinita più volte, i feromoni sono generalmente riconosciuti come molecole chimiche escrete da diverse aree del corpo, tra cui la pelle e le ghiandole sudoripare, e presenti anche nella saliva e nelle urine, che hanno un effetto fisico o emotivo su un altro membro della stessa specie. I feromoni possono essere volatili o non volatile, solubili o insolubili, grandi o piccoli. Alcuni feromoni possono agire per contatto, ma nella maggior parte dei casi essi vengono rilevati da altri animali attraverso una struttura specializzata che si trova all’interno del naso chiamata organo vomeronasale (VNO). Tale organo inoltra i segnali ricevuti dai feromoni ad una zona del cervello chiamata ipotalamo, che è ben nota per la sua capacità di alterare le emozioni, il rilascio di ormoni, la riproduzione e il comportamento sessuale. Odori quotidiani, come il profumo di cibo o dei fiori, sono riconosciuti da una parte diversa del naso chiamata epitelio olfattivo. Dal momento che i feromoni sono stati definiti nel 1959, gli scienziati hanno trovato molti esempi di comunicazione feromonale negli animali. Alcuni ferormoni sono in grado di suscitare una risposta comportamentale immediata, come ad esempio l’effetto indotto dal rilascio di una molecola, chiamata bombykol, da parte della femmina del baco da seta che attira infallibilmente i maschi dal momento in cui si incontrano. Altri invece hanno un’azione più lenta e possono influenzare la fisiologia riproduttiva del destinatario, come ciò che accade con la molecola di alfa-farnesene presente nelle urine del topo maschio che accelera la pubertà nelle giovani femmine di topo, o al contrario con i feromoni dell’ape regina che inibiscono lo sviluppo degli organi riproduttori nelle api operaie. Alcuni ricercatori hanno anche proposto un terzo gruppo di feromoni chiamati “segnalatori” che semplicemente trasmettono informazioni quali lo status sociale o lo stato di salute di un individuo. Queste tracce olfattive sembrerebbero essere il meccanismo mediante cui i topi selezionano i propri compagni e stabiliscono una sorta di comunicazione con essi.
I feromoni nell’uomo
Nonostante sia ben documentata la presenza dei feromoni negli animali, la prova diretta di tali molecole nell’uomo rimane ancora dubbia e su questo argomento la comunità scientifica è divisa tra coloro che ne affermano l’esistenza e coloro che, con le prove oggi disponibili, la negano. Una delle prove a favore dell’esistenza dei feromoni umani è la ricerca condotta dalla Dr.ssa Martha McKlintock, la quale ha scoperto nel 1998 che i cicli mestruali delle donne che vivono insieme tendono a sincronizzarsi a causa di messaggeri chimici rilasciati nel loro sudore. Un altro studio ha invece utilizzato la PET (tomografia ad emissione di positroni) per analizzare la reazione del cervello di 24 uomini e donne all’odore di sostanze chimiche quasi identiche ad estrogeni e testosterone, ormoni sessuali naturalmente prodotti dal corpo umano. Gli scienziati, guidati dalla Dr.ssa Ivanka Savic del Karolinska Institute, ha scoperto che gli odori simili agli ormoni “accendono” l’ipotalamo, osservando inoltre che il cervello di uomini e di donne reagisce in modo molto diverso agli ormoni. L’ipotalamo delle donne si attiva in risposta alla sostanza chimica simile al testosterone, ma non alla sostanza estrogeno-simile, mentre l’ipotalamo degli uomini ha registrato la risposta opposta: l’attivazione si è avuta solo in presenza della sostanza chimica estrogeno-simile e non di quella correlata al testosterone. In altre parole, il modo in cui percepiamo chimicamente il sesso opposto è molto diverso rispetto al modo in cui percepiamo i membri dello stesso sesso. I ricercatori ritengono che questo potrebbe spiegare perché alcuni dei nostri comportamenti sono caratteristici di un determinato genere. Un altro tentativo di scoprire l’esistenza dei feromoni negli esseri umani è stato quello di Noam Sobel, un neurobiologo presso il Weizmann Institute of Science in Israele, che con i suoi colleghi ha raccolto le lacrime di diverse donne mentre guardavano un film drammatico e ha sottoposto il fluido raccolto all’esame olfattivo di alcuni uomini. Quello che i ricercatori hanno scoperto è che le lacrime non hanno suscitano empatia negli uomini, che quindi non hanno pianto, ma hanno fatto ridurre i loro livelli di eccitazione sessuale e di testosterone. Come se le lacrime avessero inviato una sorte di messaggio silenzioso per comunicare agli uomini che non era il momento appropriato per avere un rapporto sessuale.
Ricerche contrastanti
Eppure tutte queste ricerche scientifiche presentano dei punti deboli e una mancanza di prove convincenti. Secondi gli scettici, uno dei motivi per cui nessuno è stato in grado di trovare davvero negli esseri umani le sostanze chimiche che si comportano da feromoni potrebbe essere legato al fatto che sono state analizzate quasi esclusivamente secrezioni ascellari, senza considerare che qualsiasi fluido corporeo potrebbe potenzialmente rilasciare feromoni. In secondo luogo le risposte degli essere umani agli odori sono confuse da altri input sensoriali come la vista, il suono, le esperienze passate, l’apprendimento, e il contesto. Inoltre molti di questi studi hanno il difetto di utilizzare concentrazioni troppo elevate di secrezioni, al di sopra dei normali livelli registrati nella realtà in diversi individui.
Nonostante le critiche mosse ai differenti approcci utilizzati fino ad ora nella ricerca dei feromoni umani, anche gli scienziati più scettici ammettono che tali molecole potrebbero essere alla base di molti comportamenti umani. La secrezione prodotta dalle ghiandole intorno al capezzolo delle donne durante l’allattamento potrebbe contenere un buon candidato da cui ricominciare la ricerca sui feromoni nell’uomo. In un recente studio è stato dimostrato infatti che questa secrezione, proveniente da qualsiasi madre, è in grado di stimolare un bambino che dorme, che risponde mimando la suzione e ricercando il capezzolo. Esiste infine una terza categoria di individui, quella degli intraprendenti che hanno tentato di realizzare profitto da filtri d’amore che pretendono di contenere feromoni per stimolare l’attrazione sessuale tra essere umani. In realtà però questi prodotti utilizzano spesso feromoni di suino che non hanno alcun effetto sull’uomo. Bisognerà quindi affidarsi ad un altro tipo di comunicazione tra essere umani perchè almeno per il momento profumi e pozioni a base di feromoni non passano l’esame olfattivo.
Fonte
- Neurobiology of Chemical Communication, Chapter 19 Human Pheromones
NCBI