Il papillomavirus o HPV è la causa più comune delle infezioni trasmesse sessualmente nel mondo occidentale, eppure viene spesso considerato, in maniera erronea, un problema prevalentemente femminile. Ma quali sono i rischi e le manifestazioni cliniche negli uomini?
IN BREVE
Quando si parla di HPV (Human Papillomavirus) si è subito indotti a pensare al cancro alla cervice uterina che può svilupparsi nelle donne che hanno contratto l’infezione. Ma quanti di voi sanno che l’HPV può colpire anche l’uomo, causando diverse forme di cancro?
Prima di proseguire, conosciamo meglio il papillomavirus e il suo meccanismo d’azione.
I papillomavirus umani sono un gruppo di più di 200 virus correlati tra loro. Più di 40 tipi di HPV possono essere facilmente diffusi attraverso il contatto sessuale diretto (vaginale, anale e orale), mediante la pelle e le mucose.
I tipi di HPV trasmessi sessualmente sono di due categorie:
- HPV a basso rischio, che non provocano il cancro, ma che possono causare verruche cutanee intorno ai genitali e all’ano. Fanno parte di questa categoria i genotipi 6 e 11. Essi possono essere responsabili anche della papillomatosi respiratoria ricorrente, una malattia meno comune in cui tumori benigni crescono nei passaggi d’aria che conducono dal naso e dalla bocca ai polmoni.
- HPV ad alto rischio, che possono causare il cancro. Sono state identificate circa una decina di tipi di virus ad alto rischio. Due di questi, i genotipi 16 e 18 sono responsabili della maggior parte dei tumori associati all’infezione.
L’HPV infetta le cellule epiteliali, che organizzate in strati, coprono le superfici interne ed esterne del corpo, compresa la pelle, la gola, il tratto genitale e l’ano. Una volta che il virus entra in una cellula epiteliale inizia a produrre specifiche proteine che interferiscono con le funzioni cellulari che normalmente impediscono una crescita eccessiva delle cellule. Molte volte queste cellule infette sono riconosciute dal sistema immunitario ed eliminate. A volte, tuttavia, queste cellule infette non vengono distrutte e risultano persistenti. Poiché le cellule persistenti infettate continuano a crescere in maniera anomala, si ha la formazione di una zona di cellule pre-cancerose e, in ultima analisi, di un tumore.
Le infezioni da HPV sono la più comune forma di infezione trasmessa sessualmente negli Stati Uniti e nel mondo occidentale. Sia negli uomini che nelle donne, l’infezione da papillomavirus può portare ad uno spettro di manifestazioni genitourinari che vanno dalle verruche genitali al cancro. Il cancro cervicale nelle donne è quasi sempre associato ad infezione da HPV ad alto rischio. Per gli uomini, invece, le neoplasie intraepiteliali del pene e il tumore del pene possono svilupparsi successivamente o indipendentemente dall’infezione da HPV. Questo virus non è solo responsabile delle lesioni genitali, ma è anche una notevole causa di morbilità e mortalità per i tumori della testa e del collo e per il cancro orofaringeo.
A differenza del cancro della cervice nelle donne in seguito a papillomavirus, il cancro del pene è una malignità relativamente rara. Ciò può essere dovuto ad una maggiore resistenza alla trasformazione maligna del tessuto del pene rispetto al tessuto cervicale. La maggior parte delle infezioni da HPV rimane asintomatica e fino al 70% vengono eliminate entro un anno in maniera spontanea. Quando l’organismo non è in grado di neutralizzare l’infezione, essa si manifesta più comunemente come verruche genitali. Anche se le verruche sono benigne e tipicamente asintomatiche, le lesioni possono diventare problematiche, con dolore, prurito e sanguinamento. Le verruche possono anche diventare più grandi e diffondersi in nuove posizioni. Le verruche genitali sono altamente infettive e fino al 64% dei partner sessuali svilupperanno infine delle verruche. Tuttavia, è improbabile che il trattamento di verruche genitali impedisca la trasmissione, in quanto con ogni probabilità i partners saranno stati infettati prima della comparsa delle lesioni.
Tra le varie manifestazioni cliniche, le neoplasie intraepiteliali del pene sono quelle più comunemente associate all’infezione da HPV nell’uomo. Simile al carcinoma a cellule squamose (SCC) in situ, le neoplasie intraepiteliali del pene rappresentano una lesione pre-maligna displastica. Il meccanismo secondo cui le lesioni intraepiteliali progrediscano verso il carcinoma invasivo del pene non è stata ancora completamente compresa. Tuttavia i tumori del pene sono relativamente rari negli Stati Uniti e in Europa, mentre l’incidenza è quasi 20 volte maggiore negli uomini sudamericani, africani e asiatici. Anche se i motivi esatti per la variazione dell’incidenza non sono chiari, la circoncisione sembra avere un ruolo protettivo contro il cancro del pene. Altri fattori di rischi ad esso associati includono fumo, attività sessuale con numerosi partners o rapporti sessuali con altri uomini, scarsa igiene intima e fimosi, ossia un restringimento dell’orifizio prepuziale.
A causa della mancanza di sintomi iniziali, la diagnosi delle infezioni da HPV viene effettuata mediante visite di controllo annuali, testando un campione di cellule dalle aree genitali per vedere se contengono DNA virale o RNA. Diversi test sono attualmente approvati dalla Food and Drug Administration come screening effettuato alle donne per rilevare la presenza o l’eventuale sviluppo del cancro alla cervice uterina, tra cui il più diffuso è il Pap test.
Purtroppo però non esistono ancora test approvati dalla FDA per rilevare le infezioni da HPV negli uomini.
Attualmente non è disponibile alcun trattamento medico per le infezioni papillomavirus persistenti, che non sono associate a cambiamenti anormali delle cellule. Tuttavia, possono essere trattate le verruche genitali, i tumori del tratto respiratorio benigno, i cambiamenti precancerosi delle cellule, mediante la crio-chirurgia, la chirurgia con bisturi o con laser per distruggere il tessuto anomalo.
Come si può ridurre in modo efficace lo sviluppo del cancro del pene associato all’HPV?
Mentre fattori come la circoncisione neonatale sono stati associati ad una ridotta incidenza del cancro del pene, la vaccinazione contro i tipi di HPV 16 e 18 è considerata il metodo più efficace per ridurre il cancro del pene e altre malattie connesse all’HPV in futuro. Purtroppo, pochi paesi hanno attualmente raccomandazioni nazionali per la vaccinazione maschile anti-HPV (gli Stati Uniti, l’Australia e l’Austria sono i soli tre a oggi) e l’assunzione del vaccino da parte degli uomini negli Stati Uniti è stata fino ad ora relativamente bassa.
Nonostante l’eccellente efficacia e il profilo di sicurezza dei vaccini HPV, i tassi di accettazione e di copertura sono ancora lontani da livelli ottimali nella maggior parte dei paesi che hanno introdotto programmi di immunizzazione routinaria attiva. Secondo il nuovo aggiornamento del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sull’introduzione di vaccini HPV nei paesi europei (2012), esistono diversi motivi per questa bassa aderenza a questo programma di prevenzione. Tra questi, i più rilevanti sembrano essere la scarsa conoscenza dell’HPV e del vaccino, i costi elevati della vaccinazione, quando questa è a carico del destinatario, la convinzione di una scarsa efficacia del vaccino e gli eventi avversi presunti e reali ad esso associati.
Per quanto riguarda la vaccinazione maschile, è stato dimostrato che il vaccino è in grado di prevenire lesioni genitali esterne (in particolare le verruche genitali) con una efficacia pari o maggiore al 90% e l’efficacia contro le lesioni anali intraepiteliali è stata calcolata al 92%. In base a questi numeri una campagna attiva di vaccinazione contro l’HPV negli uomini si delinea come una priorità del sistema sanitario a livello globale.
Inoltre, fino a quando non verrà sviluppato un efficace trattamento per l’infezione da HPV, la prevenzione rimarrà l’unica strategia nel controllo delle malattie associate al papillomavirus.
Fonte
- HPV in men: an update
Journal of Lower Genital Tract Disease - HPV vaccination in boys and men
Human Vaccines & Immunotherapeutics