L’enterocezione può essere definita come la capacità di percepire i segnali provenienti da organi interni, pelle, tessuti e di capirne il significato, per questo si parla di “ascoltarsi dentro”. L’enterocezione influenza la nostra percezione corporea e il nostro modo di agire sotto molti punti di vista, uno di questi è l’assunzione di cibo.
IN BREVE
Indice
L’ENTEROCEZIONE
L’enterocezione può essere definita come la capacità di percepire chiaramente i segnali provenienti da organi interni, pelle, tessuti e di capirne il significato. Questi stimoli, percepiti attraverso varie vie a livello sensoriale svolgono un ruolo chiave nella conservazione dell’equilibrio omeostatico, fornendoci preziose informazioni su come agire in funzione di mantenerlo. Il nostro equilibrio fisico e mentale è infatti sostenuto da un continuo dialogo tra stimoli e sistemi regolatori che ci permettono di comportarci in linea con i nostri bisogni e di autoregolarci per preservare la nostra salute. Una spiccata consapevolezza enterocettiva è fondamentale per essere individui sani perché è proprio grazie a questa capacità che possiamo divenire consapevoli dei nostri bisogni e soddisfarli, senza confonderli con altri. Il corpo umano è senza ombra di dubbio “l’oggetto più multisensoriale del mondo”, che raccoglie stimoli, percezioni, infatti, studiare l’esperienza del proprio corpo è un compito tanto complicato quanto olistico. L’enterocezione è composta dall’esperienza sensoriale che integra stimoli provenienti dall’estero come dall’interno. Quindi, da un lato, i nostri sensi forniscono dall’esterno informazioni riguardo la consapevolezza di possedere un corpo; dall’altro, gli stimoli provenienti dall’interno ci rendono consapevoli di dati altrettanto complessi. L’enterocezione, infatti, riguarda anche la percezione corporea, ovvero il modo in cui percepiamo il nostro corpo; la propriocezione, ovvero la collocazione del nostro corpo nello spazio; la sensibilità a gli input vestibolari, che codificando i movimenti procurano informazioni sulla posizione e sul movimento e molti altri meccanismi. Ad oggi il significato generalmente assegnato all’enterocezione si riferisce all’esperienza fenomenologica dello stato corporeo, prodotta dal sistema nervoso centrale: l’enterocezione è dunque un’integrazione multimodale non limitata a nessun canale sensoriale o a distinte sensazioni, ma si basa su associazioni, ricordi ed emozioni apprese e integrate nell’esperienza complessiva. Ma in che modo il modo in cui facciamo esperienza del nostro corpo può effettivamente modificare i nostri comportamenti?
ENTEROCEZIONE E PERCEZIONE CORPOREA
Già il famosissimo Sigmund Freud aveva sottolineato l’importanza della componente mentale dell’immagine corporea, affermando come il modo in cui gli individui vedono il proprio corpo sia fondamentale per capire come essi definiscono sé stessi. La percezione corporea e la cosiddetta “body image” sono costrutti fondamentali nello sviluppo umano e alcuni autori sostengono come questi inizino il loro processo di creazione ancora prima della nascita. All’interno dell’utero materno, attraverso lo sviluppo delle abilità tattili e sensorali, il bambino inizia a definire i propri confini fisici, distinguendo il sé dal non sé. Questo lungo processo a tappe procede con l’integrazione delle varie parti del corpo in un’unica unità e si conclude verso i ¾ anni, in cui generalmente si acquisisce la capacità di riconoscere la propria immagine nello specchio. Durante il corso della vita, i nostri corpi cambiano e così anche la percezione che abbiamo di essi: durante lo sviluppo evolutivo il grado di importanza muta come mutano le parti del corpo le quali assumono diversi gradi di significatività. Flaming, un autore che si occupo dello studio della percezione corporea nello sviluppo della body image afferma infatti “body images change as people experience their body in relation to their environment, as they develop physically, and as they observe the reactions of others to their body”. I processi coinvolti nella percezione corporea e nell’acquisizione dell’immagine corporea sono infatti sia consci che inconsci e affondano le radici proprio nei meccanismi di enterocezione perché è grazie a ciò che percepiamo di noi stessi che possiamo creare lo schema mentale di ciò che siamo. Inoltre, grazie all’esperienza che facciamo del nostro corpo possiamo decidere di agire in modo più o meno significativo per modificarlo.
Body image e percezione corporea in adolescenza
Come abbiamo già sottolineato, la creazione dell’immagine del corpo l’enterocezione e la percezione corporea sono processi intrinsecamente legati e fondamentali nel corretto percorso evolutivo, che hanno origine nelle prime fasi della vita. E’ importante sottolineare che alcuni meccanismi complessi come l’enterocezione e la percezione corporea non sono di natura meramente biologica e sensoriale, perché nella creazione dell’immagine corporea sono coinvolti molti aspetti da considerare. L’immagine corporea è il quadro che formiamo nella nostra mente di come noi appariamo agli altri; e come ogni quadro, questo può suscitare emozioni positive o negative, rievocare ricordi e esacerbare sensazioni. Le componenti enterocettive della percezione corporea sono infatti varie: quella percettiva appunto, relativa alla taglia e forma nel corpo; quella emozionale, ovvero i sentimenti che proviamo nei confronti del nostro corpo e quella attitudinale, ovvero ciò che pensiamo del nostro corpo. Essendo un processo così complesso e riguardante la persona nella sua totalità non sorprende il fatto che l’adolescenza sia un momento estremamente significativo nello sviluppo delle capacità di enterocezione e nella formazione dell’immagine corporea. L’adolescenza infatti è un momento di crescita fisica e mentale in cui si delineano elementi fondamentali quali l’identità, l’orientamento sessuale e l’autostima, i quali si strutturano tramite le relazioni con i pari, i processi di apprendimento e di confronto. La componente sociale e di confronto è fondamentale, infatti, nello sviluppo di questi processi. Attraverso il confronto con i pari si sviluppa la percezione che l’adolescente ha di se stesso, generando spesso insoddisfazione corporea e bassi livelli di autostima. Ragazzi con bassi livelli di soddisfazione verso la propria percezione corporea frequentemente sperimentano ansia, bassa fiducia in sé stessi, bassa self esteem e pattern di funzionamento sociale negativo. Lo sviluppo di una immagine corporea negativa è uno dei fattori predittivi più importanti nell’eziologia di un disturbo del comportamento alimentare, che appunto frequentemente esordiscono nel periodo adolescenziale. Il tentativo di controllo del proprio peso è un comportamento estremamente comune, infatti, tra gli adolescenti di tutto il mondo anche in condizioni di normopeso o addirittura sottopeso e questo sembra essere in larga misura legato al processo di confronto con i pari e alla ricerca di accettazione sociale tipica di questa età. Questi meccanismi spesso conducono a comportamenti alimentari disfunzionali oltre che avere una enorme influenza sulla percezione corporea individuale, la quale viene profondamente mediata dalle credenze negative e dai sentimenti contrastanti che la persona prova nei confronti del proprio corpo.
PERCEZIONE CORPOREA: SIAMO DAVVERO COME CI PERCEPIAMO?
Gli elementi che intervengono nella percezione corporea sono veramente tantissimi e come abbiamo visto, i sentimenti, il confronto sociale ma anche fattori di stress e sviluppo partecipano alla creazione di una body image più o meno positiva. Quello che sembra veramente importante capire è quanto questi elementi svolgano un ruolo all’interno di questo processo e quanto possano effettivamente distorcere la realtà. A tal proposito, Ja Chang e colleghi (2015) hanno effettuato un studio per analizzare la percezione corporea e il grado di soddisfazione per la stessa in un campione di studentesse adolescenti, in relazione alla presenza di disturbi del comportamento alimentare. La capacità enterocettiva, come anche la percezione del corpo, è al centro di questo studio: dopo aver mostrato una immagine dove vi erano rappresentate 9 figure femminili collocate su un continuum ai cui estremi vi sono un corpo molto magro e uno obeso, veniva chiesto alle ragazze di indicare quello che maggiormente le rappresentasse e quello al quale invece aspiravano. I risultati dimostrarono come la maggior parte delle ragazze presentasse una enterocezione alterata, esibendo una percezione corporea non in linea con la realtà. Infatti, le ragazze sottopeso si percepivano normopeso e quelle normopeso tendevano a indicarsi come obese. Inoltre, i risultati mostrarono i bassissimi livelli di soddisfazione corporea associati a condotte alimentari disfunzionali, sottolineando come la dispercezione corporea possa portare all’insorgenza di disturbi del comportamento alimentare. Le credenze, i sentimenti a proposito nel nostro corpo sono elementi che concorrono nella possibilità di avere una corretta percezione corporea, che potrebbe, in alcuni casi invece, estremamente distorta e non in linea con i fatti. Ovviamente, tutto questo ha un riscontro comportamentale: quanto più la nostra enterocezione sarà scadente, quanto più non saremo in grado di percepirci correttamente, quanto più tenderemo a sperimentare dispercezioni corporee che ci porteranno a mettere in atto comportamenti disfunzionali, in primis condotte alimentari finalizzate al controllo del peso. Agire per modificare il proprio peso, infatti, è un comportamento estremamente comune ai giorni nostri e in alcuni casi, assolutamente giustificato. Tuttavia, potrebbe risultare estremamente pericoloso nel caso in cui la motivazione che porta alla volontà di perdere peso sia basata su una percezione scorretta di sé stessi.
ENTEROCEZIONE E REGOLAZIONE: HO DAVVERO FAME?
I bisogni dell’essere umano mutano continuamente in base a una serie di fattori infiniti: fasi della vita, attività fisica, stagione, clima. La capacità di essere connessi con sé stessi, in grado di percepire chiaramente cosa il nostro corpo ci sta richiedendo è alla base dell’equilibrio omeostatico, fondamentale per condurre una vita sana. Il concetto di “conosci te stesso” si riferisce proprio all’abilità di ascoltare i segnali proveniente dal proprio corpo e agire per soddisfarli. Nel nostro organismo c’è un sistema molto efficiente che ci avverte quando abbiamo bisogno di nutrirci, il senso della fame. Allo stesso modo, dopo aver mangiato, arrivano segnali al cervello per cui si attiva un altro indicatore che ci dice “basta fame, sei sazio”. Ma questi stimoli sono prevalentemente inutili se non siamo in grado di coglierli ed ascoltarli, perché in questo modo saremo portati ad ignorarli e a regolare l’intake calorico sulla base di altre credenze, non in linea con i nostri bisogni nutrizionali. Essere in grado di distinguere la fame e la sazietà ma anche di percepire se insieme a queste si presentano sensazioni di vuoto, sconsolatezza, solitudine e tristezza è fondamentale per regolare in maniera ottimale la funzione nutritiva. A volte, pensiamo di avere fame e invece siamo solo annoiati e poco stimolati. A volte pensiamo di non necessitare cibo e invece siamo solo stressati e preoccupati, sconnessi dai nostri bisogni fisiologici. Solo sviluppando una buona capacità enterocettiva, senza farci influenzare da una percezione corporea distorta, potremo appropriatamente nutrire il nostro corpo in modo sano. Sviluppare questa abilità, infatti, diminuisce di gran lunga la possibilità di sviluppare un disturbo alimentare o di applicare comportamenti alimentari disordinati non in linea con i nostri bisogni organici. Per questo è necessario imparare a conoscerci, sviluppare le capacità di ascolto verso gli stimoli che provengono dal nostro corpo e comprendere gli effetti che determinati cibi hanno sulla nostra mente. È noto, infatti, come cibi particolarmente grassi, zuccherati e gustosi possano fornire una sensazione di benessere tanto potente quanto immediata, che in quanto tale svanisce dopo poco dall’assunzione: è consapevolizzando questo processo che possiamo evitare il circolo vizioso “più ne magio più ne mangerei”. Disattivando il pilota automatico che ci spinge ad assumere cibi estremamente appetibili sulla base del piacere immediato possiamo effettivamente comprendere che alimenti realmente ci piacciano, quali sortiscono un effetto positivo duraturo e soprattutto riconnetterci con i nostri bisogni più autentici. La capacità di riconoscere quanto il nostro corpo ha effettivamente bisogno di cibo e di quale tipologia ci da la possibilità di nutrirci in modo corretto, allo stesso modo, l’abilità di percepire la sazietà di aiuta a fermarci quanto i nostri bisogni sono stati adeguatamente soddisfatti. L’enterocezione e la percezione corporea sono fondamentali per saper discernere questi stimoli da emozioni negative o noia ci permettono di non confonderci, rispondendo a questi bisogni con stimoli appropriati. In questo modo possiamo evitare i tentativi di colmare un vuoto con il cibo o di tenersi occupati al fine di ignorare i morsi della fame.
Enterocezione e disturbi alimentari: quale relazione?
Come già abbiamo già visto, l’enterocezione e la sensibilità enterocettiva sono elementi determinanti nella regolazione dell’alimentazione, perché ci permettono di percepire i segnali di fame e sazietà. Ma allargando lo sguardo, il deficit in queste capacità è considerato un fattore di rischio per moltissime patologie, tanto organiche come mentali. È stato dimostrato infatti come essere sconnessi dai propri bisogni nutrizionali porti a mangiare molto di più di quanto non sia necessario. Una bassa enterocettività e alterata percezione corporea è infatti presente nella maggior parte delle persone obese: in effetti, risulta difficile immaginarsi come una persona in grado di comprendere accuratamente di quanto e quale cibo necessità, ne assuma più o meno del necessario. In numerosi studi è stata riscontrata infatti una sovrapposizione di disturbi del comportamento alimentare e una bassa consapevolezza enterocettiva: è proprio grazie alla mancanza di questa capacità che si potrebbe instaurare un meccanismo patologico di “food addiction” che non ha niente a che fare con i nostri bisogni nutrizionali. La “food addiction” è infatti caratterizzata da un bias enterocettivo riguardante gli stimoli di fame e sazietà, che porta la persona ad assumere cibo in modo compulsivo e causale, probabilmente a seguito di restrizioni finalizzare alla perdita di peso o fattori di stress. Nel Disturbo Da Alimentazione Incontrollata, anche conosciuto come Binge Eating, infatti, il soggetto mette in atto delle abbuffate, dove l’assunzione di grandi quantità di cibi estremamente calorici e soddisfacenti vengono assunti a seguito di stimoli stressanti e emozioni negative, esulando dai bisogni nutrizionali. Allo stesso modo, in anoressia, la restrizione calorica e l’astensione da cibo finalizzata all’ottenimento di un corpo sempre più esile porta la persona affetta a sconnettersi dai propri bisogni fisiologici, ignorando completamente i segnali interni di fame e sazietà che ben presto vengono dimenticati risultando poi poco riconoscibili e confondenti. L’utilizzo del cibo come “anestetico universale” o “mezzo per ottenere il controllo” sta alla base dell’esordio di qualsiasi disturbo del comportamento alimentare oltre che essere una modalità di funzionamento che può portare a condizioni organiche gravi. In sintesi, chiunque abbia difficoltà nel suo rapporto con il cibo, ha tendenzialmente difficoltà a comprendere cosa sta accadendo all’interno della propria mente, della propria pancia e del proprio corpo.
Mindful Eating, la nuova tecnica basata sull’enterocezione
Essere connessi con sé stessi sembra quindi fondamentale per regolare appropriatamente la propria alimentazione e mantenere un peso ed un corpo sano, ma come l’enterocezione ci può aiutare effettivamente in questo compito? Il Mindful Eating sembra essere la tecnica basata sulla consapevolezza enterocettiva in grado di risolvere in maniera significativa le eterne lotte con la bilancia, per mettere una X sulla parola dieta per sempre oltre che essere una pratica utile nella gestione di alcuni comportamenti disfunzionali nel campo dei disturbi alimentari. Il Mindful Eating è un ambito d’applicazione della Mindfulness, una particolare tipo di consapevolezza data dalla capacità di portare l’attenzione al momento presente intenzionalmente e senza formulare giudizi. Grazie alla pratica di questa tipologia di Mindful è possibile imparare a riconoscere i propri bisogni fisiologici, avvertire la fame e sazietà, oltre che a sfuggire al senso di colpa grazie alla pratica del rimanere nel momento presente. Se nel momento del pasto rimaniamo focalizzati su ciò che stiamo mangiando piuttosto che sulle nostre preoccupazioni e stress, sarà infatti difficile mangiare più del necessario o meno di quanto abbiamo bisogno. Il Mindful Eating quindi non solo è una modalità di alimentazione che ci porta a riconnetterci con i nostri bisogni e a soddisfarli in maniera adeguata, aiutandoci nel mantenimento o recupero di un peso sano, ma ci aiuta anche a superare tutte le critiche che ci muoviamo nel momento in cui ci rendiamo conto nel nostro tentativo di risolvere con il cibo un problema di natura diversa, grazie all’assenza di giudizio insita nella pratica stessa. Lo stato di consapevolezza si può raggiungere attraverso alcune pratiche meditative dove il cibo viene osservato e sperimentato attraverso i 5 sensi, focalizzandosi sul momento presente in modo non giudicante. Imparando a fare questo sistematicamente e inserendo la consapevolezza enterocettiva e la percezione corporea all’interno della nostra routine alimentare possiamo avere effetti benefici sul corpo e sulla mente, mettendo fine a rapporti disfunzionali con il cibo e con l’alimentazione.
Fonte
- Linardon, J.; Mitchell, S. Rigid dietary control, flexible dietary control, and intuitive eating: Evidence for their differential relationship to disordered eating and body image concerns. (2017).
Pubmed - Nelson J. B. Mindful Eating: The Art of Presence While You Eat. (2017).
Pubmed - Yun, H. J., Seo, K., & Han, D. The Effects of Programs on Body-Image Improvement in Adolescents: A Systematic Review and Meta-Analysis. (2021).