Siamo abituati a considerare le formiche come piccoli e indifesi insetti pacifici che passano la loro intera vita a lavorare per il bene della loro colonia, tutt’altro che pacifica è la formica proiettile. Non capita spesso di essere vittime di un attacco di una formica in grado di provocarci dolori lancinanti con un solo morso, probabilmente perché viviamo nella “parte fortunata” del globo terrestre, dove al massimo possono essere loro le sfortunate prede.
Diversamente avviene nel Sud America dove, per quanto possiate essere imponenti, è facile diventare la preda di un insetto del genere. La formica in questione, la cosiddetta formica proiettile (Bullet Ant), è così definita perché un suo morso è paragonabile al dolore che si prova quando si viene colpiti da un proiettile.
Il nome scientifico è Paraponera Clavata ma le popolazioni locali la chiamano hormiga veinticuatro ovvero “formica 24”, perché il dolore provocato dal suo morso dura ben 24 ore. L’habitat tipico di una formica proiettile è costituito dalle foreste pluviali del Centro e Sud America. Trattandosi di formiche la nostra mente ci porta in automatico a pensare ad insetti di piccole dimensioni, ma in realtà sono più grandi rispetto alla norma: infatti la formica operaia misura circa 3 cm, mentre la formica regina può raggiungere anche dimensioni maggiori. A confermare la pericolosità di questo piccolo animale, vi è anche la scala del dolore delle punture di insetto di Schmidt. Questa scala, elaborata dal Dr. Justin Orvel Schmidt in una ricerca pubblicata nel 1983, classifica i morsi di svariati insetti imenotteri identificandoli, in base al dolore da essi prodotto, con un numero da 0 a 4. Al numero zero corrispondono le punture di quegli insetti che l’uomo a stento percepisce perché non bucano la pelle. Il numero 2 invece indica il dolore provocato da una puntura di ape o di vespa. la puntura della formica proiettile viene classificato con 4, ovvero il massimo della scala. Lo stesso Dr. Schmidt, che ha provato sulla sua pelle ogni tipo di morso di insetto, lo definisce come “Un dolore puro, intenso, accecante, come camminare sui carboni ardenti con un chiodo di tre pollici infilato nel tallone”.
Questa sua accurata descrizione dovrebbe bastare a tenere chiunque lontano da questa specie ma, nonostante la sua fama di portatrice di dolore, viene utilizzata da alcune temerarie popolazioni locali, ad esempio la tribù de i Satere Mawe, come mezzo per il rito di iniziazione alla virilità. Tale rito consiste nel far indossare ai giovani che lo intraprendono dei guanti fatti di foglie al cui interno sono presenti decine di formiche del suddetto esemplare.
La dimostrazione che si tratti di un vero uomo è però ancora da superarsi: riuscirà a non piangere? Formica vs uomo, chi avrà la meglio? Ancora una volta il piccolo insetto ci sorprende.
Fonti: The University of Arizona