Il calabrone gigante asiatico, o Vespa mandarinia, è il calabrone più grande al mondo. Le regioni di maggior diffusione sono il sud-est asiatico e il Giappone, dove si ritrovano un gran numero di esemplari. Vengono presentate le principali caratteristiche della specie, con un accenno all’importanza economica.
IN BREVE
Il calabrone gigante asiatico o, utilizzando la nomenclatura binomia, Vespa mandarinia, è localizzabile all’estremità orientale dell’Asia e nel sud-est asiatico. Nello specifico, è molto diffuso e studiato in Giappone. L’habitat prediletto dalla specie è costituito da foreste e basse montagne, nel quale la specie crea nidi sotterranei (spesso scavati da roditori) la cui profondità varia dai 6 ai 60 cm. Il calabrone gigante asiatico è il calabrone più grande al mondo ed è stato soprannominato “Yak-Killer”. Soltanto nel 2013, sono state registrate 41 uccisioni e 1600 casi ospedalieri causati dalla puntura di V. mandarinia in un provincia della Cina. I calabroni giganti sono insetti sociali, come le api mellifere, ma non producono miele. Sono, al contrario, dei predatori efficienti e scagliano feroci attacchi a molte specie di insetti per ricavare il cibo destinato alle larve, verso i quali le api mellifere giapponesi hanno sviluppato un sistema di difesa originale ed efficace. Ciò che è veramente stupefacente è, soprattutto la pericolosità del veleno della puntura e del pungiglione in sé. Le api (tranne la maggior parte delle regine) hanno pungiglioni seghettati che sono difficili da estrarre, una volta introdotti negli strati cutanei. Al contrario, il pungiglione del calabrone gigante asiatico è liscio e e permette punture multiple. Ogni anno, in Giappone, circa 40 persone muoiono a causa della puntura di una specie strettamente imparentata con il calabrone gigante, la Vespa mandarinia japonica. Se si è allergici alle sostanze presenti nel veleno della puntura, è molto probabile che sopraggiunga la morte, ma anche in caso in cui il veleno non scateni una risposta allergica, si può incorrere in shock e/o decesso.
Caratteristiche fisiche
Per la lunghezza del corpo e dell’apertura alare della regina, rispettivamente di 5 e 7.6 cm (o anche più) e degli individui maschi e femmine le cui misure sono comprese tra i 3.5 e i 3.9 cm circa, il calabrone gigante asiatico è chiamato così perché è il calabrone più grande al mondo. Sia le regine che le operaie sono capaci di riprodursi, sebbene i secondi non lo facciano mai. Morfologicamente non is rilevano distinzioni tra i maschi e le femmine della specie ma, essendo i calabroni degli imenotteri, i maschi non hanno il pungiglione (che si evolve dall’ovopositore). Il calabrone gigante presenta un capo ampio con delle leggere sfumature arancioni e le antenne sono generalmente di colore marrone scuro, anche se non mancano dei lievi toni di colore giallo o arancione. Il sistema visivo è costituito da una serie di occhi composti e tre occhi semplici. Presenta una mandibola relativamente larga con un dente specializzato per scavare cunicoli e gallerie. La regione toracica possiede 2 paia di ali tipicamente grigie che si estendono a grande distanza dal corpo, mentre la regione del pungiglione può raggiungere fino i 6 mm di lunghezza e la tossina associata al veleno del calabrone gigante è particolarmente dannosa per i vertebrati. Il veleno contiene un peptide citolitico, che stimola l’azione della fosfolipasi, e una neurotossina (mandaratossina). Il veleno può condurre a shock anafilattico o arresto cardiaco nella specie umana o, nei casi più gravi (come nel caso di punture multiple), sindrome da disfunzione multiorgano (MODS).
Riproduzione, sviluppo e metamorfosi
L’accoppiamento si verifica durante l’autunno, all’entrata del nido, e si avvale dell’attrazione chimica del partner mediata da feromoni. Quando la regina esce dal nido viene catturata da un esemplare maschile ed entrambi vengono scaraventati al suolo. La copulazione si verifica nei successivi 10-45 secondi, al termine della quale la regina cerca un rifugio per l’inverno. Stabilito il nido definitivo, la regina fecondata produce una prima generazione costituita da una quarantina di uova, di calabroni operai, mentre alla fine dell’estate avrà già dato vita ad altre uova. Le uova fecondate diventeranno le regine della stagione successiva, quelle non fecondate saranno i maschi della nuova generazione. La V. mandarinia ha un sistema di accoppiamento di tipo eusociale perché vi è un’accudimento condiviso e cooperato delle larve, una sovrapposizione di generazioni e di individui capaci di riprodursi e non. Infatti le colonie del calabrone gigante includono regine diploidi (che si riproducono), operaie (esemplari femmine che non si riproducono) ed individui maschi aploidi che ripristinano la diploidia dello zigote quando fecondano le regine. L’investimento di tempo ed energie da parte della generazione parentale nei riguardi della generazione filiale è davvero notevole e permette una cooperazione particolarmente efficiente nella colonia in termini di sopravvivenza. Il calabrone gigante asiatico fuoriesce dall’uovo in una forma larvale di colore bianco pallido ed apode e le larve sono nutrite con una poltiglia precedentemente masticata dalla regina o dalle operaie. Dopo essere entrati nello stadio di pupa ed aver attuato la metamorfosi, le larve diventano individui adulti, con tempi diversi a seconda della casta di appartenenza. Le operaie necessitano di circa 40 giorni (dall’uovo alla maturità) e i maschi si sviluppano prima delle regine.
Etologia
Il calabrone gigante asiatico è l’unica specie dal comportamento eusociale capace di organizzare attacchi di gruppo contro nidi di altre specie eusociali. Il piano d’attacco è articolato in tre stadi. Il primo è lo stadio di perlustrazione, in cui gli operai si appostano vicino l’entrata del nido da attaccare, pronti ad attaccare le potenziali prede che fuggono dal nido. La prima fase può protrarsi indefinitamente e dipende dalla distanza tra il nido del calabrone gigante e la preda. La seconda fase è denominata “del massacro” e coinvolge fino a 50 esemplari di V. mandarinia. I Calabroni giganti concentrano la loro attenzione su un singolo nido di prede che è stato precedentemente “segnalato” chimicamente da un’operaia. Il nome della seconda fase è abbastanza eloquente circa il futuro delle prede (qualora dovesse avere successo!) ed una volta iniziato l’attacco, i calabroni giganti non si fermano fino a quando la popolazione predata non è decimata, e le difese abbattute. La durata di questa fase dipende dall’intensità dell’attacco e dalla risposta della preda. Quando le difese sono state distrutte inizia la terza fase d’occupazione, che pone fine all’attacco. Qualora altri animali minaccino la sudata e meritatamente guadagnata supremazia dei calabroni giganti sulle prede, questi lanciano un segnale di avvertimento sonoro facendo schioccare le mandibole. Il sistema d’attacco dei calabroni giganti non è, però, infallibile. Proprio nella regione in cui sono maggiormente diffusi, le api mellifere giapponesi (a differenza di altre specie di api) hanno sviluppato un sistema di difesa piuttosto efficace contro gli attacchi dei calabroni. Le api giapponesi sono capaci di percepire l’arrivo di un calabrone gigante, tramite l’individuazione di feromoni, e circondarlo in tempi brevissimi. Fatto questo, creano una sorta di cappa termina attorno al calabrone contraendo i muscoli alari in sincronia, determinando un aumento di temperatura e concentrazione di CO₂ fino a livelli non compatibili con la sopravvivenza del calabrone.
Importanza economica per l’uomo
Un composto derivato dalla saliva della larva (“Vespa Amino Acid Mixture”, o VAAM) è venduto come integratore alimentare. Test su cavie sono stati effettuati per valutare l’efficacia di questo composto in termini di miglioramento delle capacità atletiche. L’integrazione con VAAM pare inibisca il catabolismo muscolare, anche se lo stesso effetto non è dimostrato sugli umani. Guardando l’altra faccia della medaglia, ci accorgiamo che il veleno della puntura del calabrone gigante asiatico miete circa dalle 30 alle 50 vittime l’anno in Giappone ed ogni anno decine di migliaia di alveari di Apis millifera sono danneggiati dagli attacchi di Vespa mandarinia.
Fonte
- Animal Diversity
Animal Diversity Web