Il petauro dello zucchero è forse il marsupiale più famoso: le sue dimensioni, assieme al suo aspetto bizzarro, lo portano ad essere uno dei mammiferi più amati. Nonostante ciò, la sua conservazione in natura è fondamentale perché la specie mantenga il suo rischio minimo di estinzione. La vita in cattività, spesso, indebolisce questo animale e lo rende più vulnerabile.
IN BREVE
Petauro dello zucchero: lo scoiattolo volante
Il petauro dello zucchero, il cui nome specifico è Petaurus breviceps, è un piccolo marsupiale della famiglia dei Petauridi chiamato anche spesso “scoiattolo volante“. Il soprannome è stato acquisito per la capacità di questi piccoli mammiferi di effettuare lunghi salti planati, anche di 70-80 m, grazie alla membrana che collega i loro arti anteriori e posteriori: il patagio. Questi animali hanno dimensioni molto ridotte, una piccola testa triangolare, orecchie prive di pelo e occhi molto grandi, che con l’evoluzione si sono sviluppati in risposta alle loro abitudini notturne-crepuscolari. Il peso di un singolo esemplare raggiunge appena i 70-80 g. I maschi presentano la cosiddetta stella sulla parte superiore del cranio, una zona senza peli sinonimo della presenza di una ghiandola sebacea. La specie è considerata a rischio minimo secondo i criteri e le categorie IUCN, con un totale di circa 10000 esemplari al mondo, concentrati nelle foreste di Indonesia, Nuova Guinea e Australia. La distruzione delle foreste, e quindi del loro habitat, rappresenta la minaccia più grande per i Petauridi.
Il patagio
ll patagio è una membrana presente nei pipistrelli e in alcuni altri mammiferi, utile rispettivamente a supportare il volo o per effettuare planate anche di diverse decine di metri. Questa membrana si estende dalle falangi delle zampe anteriori fino a quelle posteriori. In alcuni casi si protende fino alla coda. Il tessuto è ben vascolarizzato e potenzialmente coperto da peluria. Evolutivamente parlando, ricorda la membrana che, durante il Mesozoico, formava l’ala dello pterosauro. D’altronde, sappiamo che come gli uccelli si sono evoluti dai rettili, i mammiferi lo hanno fatto a partire dai loro parenti vertebrati pennuti. Tra i mammiferi che presentano il patagio, escludendo per un momento i pipistrelli, esistono molti petauridi, fra cui il petauro dello zucchero, sebbene non tutte le specie appartenenti a questa famiglia lo possiedano. Inoltre, altri piccoli mammiferi che non appartengono a questa famiglia possono presentarlo, come nel caso del Cynocephalus volans, il colugo delle Filippine. Nei petauri il patagio viene retratto quando non è utilizzato, e può essere visibile sotto forma di linea ondulata lungo i lati del corpo.
L’alimentazione
Il cibo preferito dal petauro dello zucchero è la frutta, nonostante sia fondamentale una integrazione proteica. A questo scopo, in genere, l’animale predilige grilli, locuste e larve di alcuni altri insetti. In caso di conservazione ex-situ, questi animali vanno curati particolarmente nella dieta: bisogna continuamente integrare un apporto di carbonato di calcio per evitare il rischio di ipocalcemia e rachitismo.
Il comportamento dei petauridi
Il petauro dello zucchero, come tutti i Petauridi, è una creatura notturna tipica delle foreste. Questi animali vivono sugli alberi, dai quali raramente scendono. Durante il giorno rimangono nascosti in nidi o negli alberi cavi. I Petauridi di solito vivono in piccoli gruppi e le coppie spesso rimangono unite per diversi anni. Le femmine dei Petauridi possiedono 2-4 capezzoli all’interno di un marsupio ben sviluppato. L’accoppiamento può verificarsi durante tutto l’anno, esclusi i tre mesi di estate australiana da dicembre a febbraio.
Fonte
- Sugar Gliders
Purdue University