L’orsetto lavatore è un mammifero meglio noto con il nome di procione. La storia degli studi sulla sua analisi filogenetica è ricca di controversie: inizialmente si pensava potesse essere una specie strettamente imparentata con cani, gatti e orsi. Successivamente Linneo lo inserì come membro del genere Ursus. Oggi l’orsetto lavatore è considerato parte di un genere a sé, il genere Procyon.
IN BREVE
L’orsetto lavatore, meglio conosciuto come procione, è un mammifero onnivoro appartenente al genere Procyon, secondo la sua ultima definizione risalente al 1780 e rivista dal medico e naturalista tedesco Gottlieb Conrad Christian Storr. Il soprannome di ‘’orsetto lavatore’’ è dovuto alla bizzarra abitudine di questo animale, che sembra esprimersi soprattutto se l’esemplare vive in cattività, di strofinare in acqua o nell’erba il cibo come a volerlo pulire per bene prima di mangiarlo. Il termine ‘’procione’’, invece, è traducibile come ‘’prima del cane’’ o ‘’simile a un cane’’ ed è il risultato degli studi evoluzionistici condotti in passato. L’orsetto lavatore abita principalmente foreste decidue e temperate del Canada meridionale, degli USA e dell’America centrale. La sua grande adattabilità gli permette di abitare anche zone paludose e addirittura aree urbane. Fu volutamente introdotto in Francia, Germania e Giappone, oltre che in alcune regioni caucasiche. Avvistamenti piuttosto recenti testimoniano, inoltre, che la specie si sta diffondendo anche nell’Italia settentrionale, in particolare in alcune aree della Lombardia.
Morfologia e caratteristiche fisiche
L’orsetto lavatore è il più grande della famiglia dei procionidi, misurando dai 41 cm ai 71 cm di lunghezza dal capo all’inizio della coda, e tra i 22,8 cm e i 30,4 cm di altezza al garrese. Il peso può variare molto a seconda dell’habitat, da un minimo di 1,8 Kg a un massimo di 13,6 Kg, anche se solitamente è compreso tra i 3,6 Kg e i 9 Kg. In linea generale si può affermare che il peso delle femmine è il 20% inferiore rispetto a quello dei maschi. Inoltre, durante i mesi più freddi, l’animale si prepara all’inverno accumulando grasso e potendo raggiungere il doppio del suo peso originale. Morfologicamente l’orsetto lavatore si presenta come un piccolo orso dalla coda lunga e folta e dal muso affusolato. Il pelo nero attorno agli occhi ricorda una mascherina mentre le orecchie sono ricoperte di pelo bianco. In genere la colorazione è, comunque, grigiastra, con eventuali sfumature marroni. Oltre allo strato di grasso che accumula nel periodo invernale, la pelliccia più esterna nasconde uno strato di fitto sottopelo, con una lunghezza compresa fra i 2-3 cm, utile all’isolamento dell’organismo dalle basse temperature esterne. Per quanto riguarda la sua locomozione, il procione è considerato un plantigrado, ovvero poggia a terra tutta la pianta del piede, carpo e tarso compresi. Questa è una caratteristica di tutti i Procionidi oltre che di Ursidi, Mustelidi e di alcune specie estinte dell’ordine dello pterosauro. L’animale può facilmente sostenersi sulle zampe posteriori e usare quelle anteriori come arti più sensibili utili alla manipolazione di vari oggetti. Il suo limite sta nella velocità: le zampe anteriori sono corte rispetto al torso e non gli permettono di compiere grandi balzi o corse. In genere un procione in corsa raggiunge al massimo i 24 km/h. Questi animali, se non altro, sono ottimi nuotatori e possono nuotare a 48 km/h rimanendo in acqua anche per diverse ore. Sono anche bravi scalatori: le robuste zampe dotate di unghie spesse permettono loro di arrampicarsi sugli alberi senza grosse difficoltà. Si tratta di animali molto intelligenti che possiedono caratteristiche comportamentali sociali molto complesse. La stessa comunicazione si compone di suoni e versi vari: a seconda del messaggio che si vuole inviare ma soprattutto del membro del gruppo a cui ci si sta rivolgendo, infatti, il suono vocale emesso è molto diverso. Madri e cuccioli, ad esempio, se questi sono molto piccoli, comunicano sfruttando suoni simili a cinguettii.
Le capacità sensoriali dell’orsetto lavatore
Quasi i due terzi dell’area preposta alla percezione nella corteccia cerebrale dell’orsetto lavatore sono adibiti ad interpretare gli impulsi tattili. Il senso del tatto è infatti il più sviluppato e sembra essersi evoluto più che in ogni altro animale altrettanto studiato. Le 5 dita di ciascuna zampa non hanno alcun tipo di membrana interdigitale e questa è una peculiarità del Procyon lotor: quasi tutti i mammiferi carnivori, infatti, le possiedono, seppur in molti casi poco estese. Le zampe anteriori sono ipersensibili, ricoperte da uno strato corneo che diventa più flessibile se in contatto con l’acqua. Osservando le zampe di un orsetto lavatore, la prima cosa che salta all’occhio sono le unghie non retraibili: queste sono dotate di vibrisse che permettono all’animale il riconoscimento dell’oggetto ancor prima che lo tocchi con le zampe. La percezione tattile del procione è talmente ben sviluppata e adattabile ai diversi ambienti che neppure se l’animale rimane per ore in acque con temperature comprese fra i 10 e i 15 gradi questa diminuisce. La vista è molto meno sviluppata: si pensa a una forma di daltonismo tale da non permettere al procione di riconoscere la maggior parte dei colori. Al buio, però, questi animali sanno orientarsi benissimo: l’orsetto lavatore possiede il tapetum lucidum, subito dietro la retina, una struttura ottica che ne agevola la visione notturna. L’olfatto anche sembra essere ben sviluppato, sempre a scopo orientativo. Inoltre, per quanto riguarda l’udito, l’orsetto lavatore riesce a percepire una vasta gamma di suoni, dallo strisciare dei lombrichi nel sottosuolo a frequenze fino a 50-85 kHz.
Abitudini e comportamento
L’orsetto lavatore è un animale notturno, onnivoro, che preferisce vivere sugli alberi ma sa adattarsi anche a tane sotterranee. Studi sulla socialità di questi animali hanno portato alla consapevolezza di questioni etologiche molto complesse. I procioni non sono animali solitari e fra i generi esistono differenze comportamentali sostanziali. Le femmine imparentate spesso vivono insieme nella cosiddetta fission-fusion society occupando una stessa area e incontrandosi nei luoghi dove sono solite cercare cibo o riposare. I maschi anche non imparentati spesso formano dei gruppi sociali per farsi forza contro eventuali maschi estranei al gruppo, considerandoli potenziali invasori della stessa nicchia geografica. Spesso i maschi adulti mostrano comportamenti aggressivi nei confronti dei piccoli, perciò le femmine tendono a isolarsi assieme alla prole fino al momento in cui i piccoli non saranno abbastanza grandi e istruiti per poter sopravvivere da soli. Si tratta quindi di animali che presentano una socialità dall’interpretazione molto complessa, per questo a lungo considerati animali solitari. Il soprannome di orsetto lavatore che è stato dato a questa specie deriva da una sua abitudine particolare, che è stata osservata per lo più in cattività: quella di immergere il cibo in acqua, se possibile, o sfregarlo contro dell’erba, strofinandolo come per cercare di pulirlo. Dagli ultimi studi etologici, sembra essere emerso che i procioni in cattività tendano a lavare il loro cibo in acqua tanto più la pozza ricordi loro un fiume e in genere solo se questa è relativamente vicina: la teoria più condivisa è che quella che considera l’atto lavare alcuni alimenti come un’azione istintiva che imita la ricerca di cibo lungo le rive dei fiumi, mettendo così in dubbio la volontà dell’orsetto lavatore di pulire il proprio cibo prima di mangiarlo.
La riproduzione
Se non si considerano le differenze regionali, l’orsetto lavatore possiede un periodo di accoppiamento che va di pari passo con l’aumento della luce diurna, tra la metà di gennaio e la metà di marzo. Il concepimento è possibile durante i 3-4 giorni di massima fertilità della femmina, durante i quali i maschi si dedicano al corteggiamento. La copulazione può impiegare anche un’ora e viene ripetuta dalla stessa coppia di esemplari per più notti successive. La gestazione dura all’incirca fra i 54 e i 70 giorni, in media 64, e il numero di piccoli in genere oscilla fra i 2 e i 5. In aree dove la mortalità è più elevata a causa della caccia umana, le cucciolate possono avere dimensioni maggiori secondo un adattamento naturale alle condizioni precarie di vita dei piccoli. Una volta cresciuta, la prole diventa indipendente, ma mentre la maggior parte delle femmine resta nei paraggi rispetto al territorio abitato dalla madre, mentre i maschi spesso si allontanano di diversi chilometri. Questo comportamento istintivo si presenta come una barriera comportamentale che vuole evitare l’incrocio fra consanguinei. Si scongiurano, così, problemi di adattabilità e sopravvivenza della specie legati a una depressione da inincrocio che potrebbero subentrare se maschi e femmine della stessa madre rimanessero ad abitare la medesima nicchia geografica.
Fonte
- Raccoon: ecology and damage management
USDA