La rigenerazione delle cicche di sigarette, che rappresentano un rifiuto abbastanza insidioso, permette di ottenere un nanoparticolato carbonioso poroso. Questo viene sfruttato in diversi campi, dai sistemi di depurazione all’ambito di costruzioni. Possiamo notare come da uno scarto riusciamo a realizzare prodotti con valore. Il modello di base di tale processo è l’economia circolare, la quale vede il rifiuto come una risorsa di partenza.
IN BREVE
Indice
L’ATTUALE MODELLO ECONOMICO
Quali sono le variabili chiave che consentono ad un’azienda non solo di sopravvivere ma anche di avere una performance soddisfacente, se non addirittura superiore? Nel contesto attuale, risulta essere quasi obbligatorio essere un passo avanti, anticipare, essere creativi, di creare un nuovo bisogno che ancora non si è manifestato nei consumatori. Contemporaneamente bisogna tener conto degli aspetti economici ed ecologici che cercano spinge sempre di più verso la sostenibilità. I problemi economici ed ecologici sono intrecciati tra di loro. Ma come si può unire la costante esigenza di innovazione con l’essere più sostenibili, se tradizionalmente i due temi appaiono come slegati. Esiste un collegamento tra innovazione e sostenibilità? Sì, consideriamo come esempio il progetto di Delta Farm, in cui è stato applicato un nuovo system thinking, l’economia circolare, che rappresenta il ponte che collega le due tematiche. Ma l’economia circolare cos’è? E su che modello modello ci basiamo attualmente?
L’attuale modello economico su cui ci basiamo è lineare. Si procede dalle materie prime vergini, alla trasformazione, consumo e al finale conferimento in discarica. Attualmente si producono solo in Europa 50 mila tonnellate di plastica all’anno, in Usa si parla di valori che si aggirano all’incirca al triplo. La plastica è solo uno dei tanti rifiuti, prodotta da monomeri derivanti da materiali fossili, che mettiamo in evidenza per problematiche come le isole di plastica. Ma il problema in se è rappresentato solo dal rifiuto plastica? In realtà bisognerebbe ridurre il nostro impatto dal principio e non quando ormai quando l’inquinamento, l’effetto serra e lo spreco di risorse sono già avvenuti e non lasciano più margine di intervento. Non si tratta, quindi, di usare materie fossili ma di materie non rinnovabili. Ma cosa significa usare una materia “rinnovabile”? Una materia si definisce rinnovabile quando si rigenerano in una scala di tempi umano. Per questo l’economia circolare è la nuova frontiera.
ECONOMIA CIRCOLARE : COS’È?
La forte crescita demografica e la scarsità delle risorse disponili sono le parole guida di questo modello. Il concetto di base su cui si vuole lavorare è: continuare a fornire i vantaggi alla società senza appesantire o arrecare danno all’ambiente, e tutto questo deve essere fatto a un costo accettabile. Questo si traduce, ovviamente, in risparmi significativi, derivanti da un ridotto utilizzo di materie prime, minori spese di capitale, minori costi di trattamento e smaltimento dei rifiuti, ecc. Il focus diventa quindi come realizzare tutto ciò? Su che principi mi devo basare? E come metterli in pratica? L’economia circolare fa in modo di arginare tutte queste variabili evitando a priori la produzione di scarti o rifiuti, che comporterebbe una serie di spese per lo smaltimento e la gestione, e recuperando delle risorse, in modo di consumarne meno di naturali. Per definizione l’economia circolare è quindi quel processo che ha per scopo di massimizzare la conversione del nostro prodotto con il minimo dispendio energetico, fare in modo che il prodotto realizzato, durante il suo funzionamento, non abbia impatti ambientali e, infine, una volta che non lo si può più utilizzare, rigenerarlo. Il prodotto, infatti, a fine vita non deve costituire un rifiuto ma una risorsa. Per questo non si parla più di un’ottica lineare ma circolare. I rifiuti nell’economia circolare diventano i materiali di partenza per un nuovo processo.
Differenza tra chimica verde ed economia circolare
Perché abbiamo bisogno di circolarità? Per cercare di ridurre due grandi problemi: l’impatto ambientale e il consumo delle riserve energetiche. Queste tematiche non possono essere arginati solo dalla chimica verde. Essa ragiona in un’ottica lineare, occupandosi solo della produzione e trasformazione del prodotto desiderato, il quale, una volta utilizzato, viene smaltito. Anche se cerca di lavorare nelle migliori condizioni possibili, non utilizzando materie prime fossili, il processo non risulta rigenerativo e prevedrà in ogni caso un impatto. Ciò accade poiché qualunque processo, soprattutto se lineare, avrà almeno 2 conseguenze: il consumo continuo di materie prime e la produzione inevitabile di uno scarto. Anche il prodotto stesso a fine vita rappresenta uno scarto. Ed è proprio per questo che vi si richiede la chiusura del ciclo produttivo. Nell’Economia circolare e sostenibilità si muovono della stessa direzione, arginando tali problematiche. Le merci di oggi sono le risorse di domani, formando un circolo virtuoso che favorisce la prosperità in un mondo di risorse finite.
I FOCUS DELL’ECONOMIA CIRCOLARE
Al centro dell’economia circolare ci sono i miglioramenti nella selezione dei materiali, nella progettazione del prodotto, tramite l’utilizzo di energia green e l’uso di sostanze chimiche non tossiche, che ostacolano il riutilizzo. L’economia circolare si basa sul concetto di ricostruzione tramite 12 principi. Mira alla eliminazione dei rifiuti attraverso una progettazione innovativa di alto livello di materiali, prodotti ed anche dei modelli di business. Eliminare i rifiuti dalla catena industriale riutilizzando i materiali, consente risparmi sui costi di produzione nella massima misura possibile e meno dipendenza dalle risorse. Tuttavia, i benefici di un’economia circolare e sostenibilità, non sono meramente operativi, ma strategici, non solo per l’industria, ma anche per i clienti, e alimentano l’efficienza e l’(eco)innovazione. Dal momento che i materiali e le merci sono i vettori delle esternalità negative nascoste, la riduzione dei volumi porta ad una riduzione delle esternalità stesse, superiore a qualsiasi miglioramento incrementale dell’efficienza nella catena dei materiali. Ci possono essere varie possibilità nella rigenerazione, ovviamente dobbiamo scegliere la migliore possibilità. Qual è? Per trasformare un materiale in un prodotto sicuramente richiedo dell’energia. Una parte di essa viene immagazzinata dal prodotto sotto forma di energia chimica. Dobbiamo conservare il più possibile questa energia chimica, senza ovviamente affrontare costi troppi esosi per rigenerare, perché sarebbe impensabili e anche antieconomico realizzare un processo di rigenerazione più costoso della produzione stessa. Anche la rigenerazione deve essere economicamente sostenibile. Inoltre più dissipiamo energia meno efficace è la rigenerazione e quindi in termini di livelli di circolarità sarà sul livello di scala più bassa. Le strategie più virtuose risultano essere: la ristrutturazione di un prodotto, il ri-uso/ridistribuzione in cui allungo la vita del mio prodotto e il rinnovamento, ossia quello di convertire il prodotto a fine vita in risorse che posso rimettere nel ciclo di produzione come materia prima.
Un modello circolare risulta obbligatorio oggi giorno?
In primis, ovviamente, abbiamo direttive legislative da rispettare. Per esempio basti pensare il decreto legislativo 3/09/2020 n.116 che ci impone un recupero di rifiuti urbani di un certo tipo fino al 50%, nel 2025 sarà del 25% e cosi via. (ogni 5 anni aumenta di un determinato valore, in percentuale). Poi ci sono legislazioni come:
- 1999/ 13/ CE in cui regolano le emissioni di sostanze organiche volatili;
- 1999/ 13/ CE in cui regolano la gestione dei rifiuti pericolosi;
- 2004/42/ CE in cui limitano l’uso di solventi organici nelle pitture.
Ovviamente non si tratta solo di osservare una norma. Se consideriamo l’impatto dell’uomo sulla terra, idealmente il metabolismo umano richiede circa 3,5 GJ di energia che corrisponde a circa 1 ton di materiali. Oggi giorno in una società industrialmente e tecnologicamente sviluppata consumiamo circa 250GJ, che corrisponde 20-22 ton di materiali. Cosa significa questo? Che da sempre l’uomo ha lasciato il proprio segno. Oggi giorno, l’impronta che lasciamo sul nostro pianeta è veramente devastante, basta pensare ai disastri ambientali e cambiamenti climatici che abbiamo creato. Ciò che quindi dobbiamo sviluppare non è un dovere morale verso la legge, ma una sensibilizzazione a un problema non più emergente ma concreto e con conseguenze imminenti abbastanza gravi. Inoltre c’è da considerare anche il fattore economico. L’economia circolare comporta vantaggi economici notevoli, come ad esempio:
- Comporta risparmi netti per EU business fino a 600 billion;
- GDP=PIL aumenta di circa 1%;
- Nuovi posti di lavoro;
- Aumento delle risorse produttive del 30%.
Fonte
- Concept and Practice of the Circular Economy
ResearchGate