Un tempo diffuso lungo l’arco appenninico, dall’Italia centrale a quella meridionale, l’orso bruno marsicano oggi rischia l’estinzione ed è confinato in una piccola area lungo l’arco appenninico tra Abruzzo, Lazio e Molise. Nonostante le somiglianze morfologiche, l’orso bruno marsicano è molto diverso dall’orso bruno. La sua origine sembra essere legata ad un insieme di eventi climatici e azione antropica, che con l’avanzare dell’agricoltura ha contribuito ad isolare una popolazione di orsi nell’Appennino centrale.
IN BREVE
L’ORSO BRUNO MARSICANO
L’orso bruno marsicano, noto anche come Ursus arctos marsicanus, è una sottospecie dell’orso bruno diffusa nelle montagne dell’Italia centrale. L’orso bruno marsicano presenta le caratteristiche fisiche tipiche dell’orso bruno (Ursus arctos). È un animale massiccio, con un mantello di pelo bruno scuro e zampe robuste. Tuttavia, in confronto ad altre sottospecie di orso, come l’orso grizzly o l’orso polare, l’orso marsicano è notevolmente più piccolo. Gli esemplari maschi possono pesare tra i 150 e i 200 kg, mentre le femmine sono leggermente più leggere.Questo affascinante mammifero rappresenta un’icona della fauna selvatica italiana ma, purtroppo, è anche una delle specie più minacciate d’Europa. In questo articolo, esploreremo la distribuzione storica e presente, la morfologia, la dieta, l’ecologia, la riproduzione, il ruolo ecologico e gli sforzi di conservazione relativi all’orso bruno marsicano.
Distribuzione storica e presente
Un tempo, l’orso bruno marsicano popolava ampie aree dell’Appennino centrale italiano, ma nel corso dei secoli la sua presenza è diminuita drasticamente. Oggi, sopravvive nelle aree limitrofe ad un area protetta: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La popolazione è estremamente ridotta, con circa 60 individui rimasti, rendendo questa sottospecie una delle più rare al mondo. L’habitat chiave per l’orso bruno marsicano sono gli ecosistemi forestali di montagna, come querceti e faggete, all’interno dei quali può trovare tutte le risorse necessarie. La specie è più attiva durante la notte, dove spesso sfrutta anche habitat più aperti, come aree coltivate e pascoli. Questo fa pensare che il disturbo antropico, maggiore durante il giorno, spinga la specie a restare in habitat più riparati.
Dieta e ruolo ecologico
L’orso bruno marsicano è onnivoro, il che significa che si nutre di una vasta gamma di cibi, sebbene la sua dieta sia prevalentemente composta da materie vegetali. In generale, la sua dieta comprende principalmente piante, frutti, radici, insetti e piccoli mammiferi. Durante la primavera, si nutrono principalmente di vegetazione fresca e carogne, mentre in autunno cercano frutti e noci per accumulare riserve prima dell’inverno, periodo dove possono andare in letargo. Anche insetti e mammiferi sono importanti fonti proteiche, soprattutto in autunno. La disponibilità di cibo può variare stagionalmente, spingendo questi orsi a cercare fonti di cibo diverse in base alla stagione. A volte può accadere che alcuni esemplari si spingano in aree urbanizzate alla ricerca di facili risorse, come bestiame o pollame, ma anche rifiuti. Questo comportamento è facilitato dalla vicinanza ai centri urbani, soprattutto in aree molto antropizzate.
L’orso bruno marsicano svolge un ruolo ecologico cruciale negli ecosistemi in cui vive. Come onnivoro, contribuisce a mantenere l’equilibrio delle popolazioni di prede e predatori, influenzando indirettamente la distribuzione di piante e animali nel suo habitat. La sua presenza ha un impatto positivo sulla biodiversità generale delle aree montane in cui vive. Nell’ecosistema in cui vive, l’orso bruno marsicano può essere visto come un predatore apicale, essendo capace di cacciare e abbattere qualsiasi preda, sebbene spesso si comporta come uno spazzino, nutrendosi di carcasse o rubando la preda ad altri predatori, sfruttando le maggiori dimensioni. Oltre al ruolo ecologico, l’orso bruno marsicano ha anche un ruolo socio-ecologico. Infatti, la sua presenza sul territorio può contribuire ad aumentare l’attrattività di una particolare area, attirando amanti della natura e della fauna selvatica nazionali e internazionali.
Riproduzione
L’orso bruno marsicano è noto per essere una specie solitaria, con un vasto territorio che può coprire centinaia di chilometri quadrati. La riproduzione avviene tra maggio e luglio, anche se la stagione degli amori dura per un arco di sei mesi, terminati i quali le femmine danno alla luce i cuccioli all’inizio dell’inverno dopo una gestazione di circa otto mesi. Le cucciolate generalmente comprendono uno o due cuccioli, ma ci sono anche casi di cucciolate più grandi. I cuccioli rimangono con la madre per diversi anni prima di diventare indipendenti. La seconda estate dopo il parto la femmina completa lo svezzamento ed è pronta ad accoppiarsi di nuovo. La maturità sessuale viene raggiunta dalle femmine a 5-7 anni; i maschi raggiungono le dimensioni di un esemplare pienamente adulto intorno ai 10 anni e solo allora le femmine si dimostrano interessate.
ORIGINE ED EVOLUZIONE
Il genoma dell’orso bruno marsicano ha accumulato gli effetti di una forte consanguineità avvenuta di recente, ma nel DNA ci sono i segni di una storia passata con dimensioni della popolazione molto più elevate. In passato la dimensione effettiva della popolazione di orso bruno si attestava intorno ai 20.000-40.000 individui, seguita poi da un drastico calo di circa un ordine di grandezza a partire da circa 100.000 anni fa.
La spiegazione più semplice per questo declino è il raffreddamento climatico associato all’ultimo periodo glaciale. Questo calo non ha ridotto però la connettività interna a questa grande popolazione. In seguito ci sono state due diverse dinamiche nelle popolazioni di orsi bruni all’inizio del riscaldamento dell’Olocene (∼15-10.000 anni fa) : ( i ) il “modello continentale”, in cui il declino si ferma e le dimensioni effettive della popolazione rimangono costanti intorno ai 2.000-3.000 individui nell’Europa centrale e settentrionale; e ( ii ) il “modello peninsulare” con un’espansione transitoria, che è evidente in Spagna ma possibile anche nell’orso bruno marsicano, seguita da un ulteriore e finale declino verso una popolazione di dimensioni molto ridotte. Le analisi hanno rivelato un declino rapido che ha ridotto di circa 40 volte la popolazione dell’orso bruno marsicano circa 4.000 anni fa, a partire da una popolazione molto ampia di decina di migliaia di individui. Pertanto, il basso livello di variazione genetica riscontrato nell’orso bruno marsicano, è una conseguenza del suo rapido e recente declino.
Questo non indica necessariamente una grande popolazione di orsi nel passato, ma può essere invece la firma del processo di frammentazione di una popolazione paneuropea precedentemente connessa, che ha portato circa 2-3.000 anni fa l’isolamento ad una popolazione di orsi bruni sull’Appennino, causando la comparsa dell’orso bruno marsicano. Questa tempistica corrisponde all’espansione dell’agricoltura e al disboscamento.
Aspetti genetici e adattamenti funzionali
I dati del mtDNA (DNA mitocondriale) supportano una stretta affinità genetica dell’orso bruno marsicano con le popolazioni di orso bruno geograficamente più vicine nelle Alpi e nei Balcani. Tuttavia, dalle analisi dei tratti del cranio è stato dedotto un certo livello di divergenza morfologica, causata dalla deriva genica o forse associata a un cambiamento nella dieta. La sequenza del mtDNA osservata in tutti gli orsi bruni marsicani è differenziata dai genomi del mtDNA trovati nelle Alpi (∼20 mutazioni), Grecia (∼70), Spagna (∼100) e Slovacchia (∼300). Questi dati sono compatibili con la struttura filogeografica conosciuta nel mtDNA trovato in Europa: possono essere identificati tre cladi principali, solitamente chiamati 1a (Spagna e Svezia meridionale), 1b (Italia, Balcani e Carpazi meridionali) e 3a (Europa nord-orientale), che sono associati a diversi rifugi glaciali e processi di ricolonizzazione postglaciale.
A livello genetico e adattativo, la bassa variabilità genetica dell’orso bruno marsicano è accompagnata ad alcune mutazioni deleterie e peculiari in geni correlati al sistema immunitario adattativo, geni correlati al senso dell’olfatto e geni correlati alla digestione dei carboidrati. Inoltre, la credenza popolare riguardante il temperamento piuttosto docile dell’orso bruno marsicano (non sono mai stati registrati attacchi all’uomo nell’ultimo secolo), potrebbe rappresentare la realtà. Infatti, analizzando le differenze rispetto ad altre sottospecie di orso bruno in 22 geni associati a comportamento docile o aggressivo, gli scienziati hanno trovato differenze nette e fisse, suggerendo che la deriva genetica o la caccia agli individui più aggressivi abbiano portato a un cambiamento geneticamente mediato nel comportamento degli orsi appenninici.
Salvare l’orso bruno marsicano: traslocazioni da altre popolazioni, sì o no?
Il nesso causale tra bassa variazione genetica, riduzione della fitness e alto rischio di estinzione è supportato da argomentazioni teoriche ed evidenze empiriche. Tuttavia, è stata documentata anche la persistenza a lungo termine di specie a livelli estremamente bassi di variazione genetica. Nell’orso bruno marsicano esiste un processo attivo di mantenimento della variazione genetica nei geni cruciali per la difesa dei patogeni e la percezione chimica. Probabilmente la mancanza di specie concorrenti ha ridotto l’impatto di molte mutazioni deleterie, mentre la dieta altamente diversificata dell’orso bruno marsicano può aver compensato i problemi di produzione di energia facilitando il passaggio da una dieta onnivora a una quasi completamente vegetariana. Questi dati implicano che il rischio di estinzione dell’orso marsicano causato da fattori genetici sia basso e quindi che le opzioni di gestione invasive, come il salvataggio genetico tramite traslocazione di individui non imparentati, non sia forse necessario. Tuttavia, considerando che l’orso bruno marsicano è stato isolato dalle altre popolazioni di orsi solo per diverse migliaia di anni, gli effetti negativi dell’outbreeding legati all’ibridazione tra diverse popolazioni dovrebbero essere minori.
Candidati plausibili per il salvataggio genetico dell’orso bruno marsicano sono gli individui di orso geograficamente più vicini provenienti dalla Slovenia o dalle Alpi italiane. D’altro canto, il riconoscimento dell’orso appenninico come un iconico taxon italiano a rischio di estinzione, il possibile rischio di introdurre geni di aggressività e di deteriorare la convivenza relativamente pacifica uomo-orso nell’Italia centrale, e gli attuali livelli di variazione dei geni immunitari e olfattivi rilevanti suggerisce di evitare questa opzione, valida solo se in futuro ci saranno segni evidenti di depressione da consanguineità.
CONSERVAZIONE E MINACCE
L’orso bruno marsicano rischia l’estinzione, ed è listato come “in pericolo critico” dalla Lista Rossa della IUCN, pertanto, la sua conservazione è una priorità assoluta. È legalmente protetto in Italia dal 1939, mentre la specie è protetta in Europa dalla Convenzione di Berna ed è elencata in appendice II, IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Numerosi sforzi sono stati compiuti per proteggere questi orsi, tra cui programmi di monitoraggio, ripristino dell’habitat e campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, la loro sopravvivenza rimane incerta e richiede un impegno continuo per garantire che questa specie unica non venga persa per sempre dalla fauna selvatica italiana.
Minacce principali
L’orso bruno marsicano affronta numerose minacce alla sua sopravvivenza, alcune delle quali sono dirette, mentre altre sono più indirette ma altrettanto pericolose. Anche dopo l’istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise nel 1923 e l’introduzione della tutela legale di questa specie dal 1939, la popolazione non è aumentata, con mortalità causata principalmente da uccisioni intenzionali o accidentali. Una delle minacce più gravi è la perdita di habitat. La continua espansione umana, l’agricoltura intensiva e lo sviluppo infrastrutturale hanno portato alla frammentazione dell’habitat naturale dell’orso marsicano. La deforestazione e la costruzione di strade hanno limitato la sua mobilità e l’accesso a risorse alimentari vitali. Le collisioni stradali rappresentano un’altra minaccia significativa per questa sottospecie. Gli orsi che attraversano le strade possono essere coinvolti in incidenti mortali. Il disturbo antropico, come la presenza umana nelle aree in cui vive l’orso, può portare a una riduzione dell’habitat vitale e al rifiuto di cibo umano, causando conflitti tra l’orso e le comunità locali. Il bracconaggio è un’altra causa di morte ancora diffusa. In alcuni casi la specie non viene ben vista dalle popolazioni locali, che possono subire danni nella pastorizia, nell’avicoltura e nell’apicoltura. Un’altra minaccia riguarda i cambiamenti climatici, che stanno influenzando la disponibilità di cibo, alterando la stagionalità e la distribuzione delle risorse alimentari per l’orso bruno marsicano. Questi cambiamenti climatici possono avere un impatto negativo sulla sua sopravvivenza a lungo termine.
Fonte
- Survival and divergence in a small group: The extraordinary genomic history of the endangered Apennine brown bear stragglers.
Proceedings of the National Academy of Sciences - The Apennine brown bear: a critical review of its status and conservation problems.
Ursus