Studiosi e appassionati hanno sempre mostrato un grande interesse per il tema della doppia personalità, che ancora oggi ispira film e testi letterari. È davvero possibile avere due identità? In realtà diversi psichiatri sostengono di aver avuto pazienti con centinaia di personalità, mentre altri sono dubbiosi circa l’esistenza del disturbo. Attraverso le interpretazioni nate a partire dalla fine dell’Ottocento, questo articolo cercherà di chiarire cos’è la doppia personalità, e quali sono le origini di questa condizione.
IN BREVE
Indice
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DOPPIA PERSONALITÀ
Lo studio della doppia personalità risale alla fine dell’Ottocento, quando i medici curavano una malattia chiamata isteria. Questo disturbo colpiva soprattutto le donne, causando amnesie, dissociazioni della personalità e paralisi temporanee. Oggi questa diagnosi non esiste più, ma alcuni suoi aspetti sono inclusi nella moderna definizione di doppia personalità o dissociazione dell’identità. Soprattutto Pierre Janet, uno psicologo francese, e Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, si occuparono dello studio e del trattamento dell’isteria. Entrambi ritenevano che all’origine della condizione ci fosse un evento traumatico. Secondo Freud la causa era la repressione di un’impressione o di un’idea talmente spiacevole da essere rimossa dalla vita cosciente della persona, che dall’inconscio continua ad influenzare negativamente la vita. Per Janet la “disaggregazione” tipica dell’isteria era il segno di un funzionamento psicologico debole, di una mente che non riesce ad integrare ricordi, sensazioni, emozioni e volontà. Come vedremo, queste teorie sono ancora valide per spiegare la genesi della doppia personalità.
Transizione da una personalità all’altra: host e alter
Quante personalità possono arrivare a controllare un individuo? Secondo alcuni medici, addirittura più di cento. Di solito esiste una personalità centrale e dominante, detta host, non consapevole della o delle personalità subordinate, nominate alter. Ognuna di queste identità ha caratteristiche proprie, e si distingue per modi diversi o completamente opposti di pensare, di comportarsi, di vedersi e di relazionarsi con gli altri. Per di più gli alter possono possedere un altro nome o avere un’altra età, appartenere all’altro sesso, parlare e scrivere diversamente. Si tratta, insomma, di un disturbo che rende la vita e l’esperienza di chi ne è affetto discontinua, con frequenti vuoti di memoria riguardanti le informazioni personali. In alcuni il passaggio da un’identità all’altra è continuo e può essere scatenato dallo stress, e quando la personalità dominante torna a riprendere il controllo compare un forte mal di testa. La maggior parte dei pazienti con dissociazione dell’identità tenta il suicidio o si ferisce intenzionalmente. Può essere complicato aiutare i soggetti con questo disturbo, soprattutto in quei casi in cui non sono consapevoli delle intenzioni lesive di uno degli alter. A volte, l’autolesività è proprio il segno dell’ostilità provata da uno degli alter nei confronti dell’host. Tra gli altri sintomi della personalità doppia o multipla ci sono i vuoti di memoria, i flashback improvvisi e le allucinazioni, soprattutto uditive. Inoltre le persone con doppia personalità possono avere problemi con l’abuso di sostanze e l’alcolismo.
Spiegazione di un caso di possessione
In alcune culture o religioni è del tutto comune che le persone sperimentino un’esperienza di possessione, per opera di un dio o di un’altra persona. In questi casi si può parlare di dissociazione dell’identità soltanto se il rito della possessione non è culturalmente accettato o praticato. Nel 1890 Janet descrisse il caso di Achille, un impiegato francese di trentatré anni affetto da un delirio di possessione. Dopo un viaggio d’affari, tornò dalla sua famiglia in uno stato di totale apatia, finché una mattina improvvisamente si alzò con gli occhi sbarrati e ridendo in maniera terrificante. In alcuni momenti riferiva che il diavolo si era impossessato di lui e che lo costringeva a brutali pene; in altri diceva di essere Satana, imprecava contro i santi e contro i preti. Perché Achille tornò dal suo viaggio con una doppia personalità, e qual era il significato di questo sintomo? Per Janet non fu affatto semplice scoprirlo. Ogni tentativo di parlare con lui era vano, perché al suo posto rispondeva sempre l’alter, il diavolo. Un’intuizione permise allo psicologo francese di superare questa resistenza: disse al demone che avrebbe creduto alla sua potenza soltanto se lo avesse lasciato parlare con Achille. In uno stato di sonnambulismo, l’uomo rivelò a Janet di aver tradito la moglie durante il suo viaggio: il ricordo triste e inaccettabile di questo errore era traumatico, e produsse lo sdoppiamento della personalità.
ALLE ORIGINI DELLA DISSOCIAZIONE DELL’IDENTITÀ
Il colloquio con le persone con doppia personalità svela che quasi tutte hanno vissuto situazioni molto traumatiche, come l’abuso sessuale o la perdita di un genitore. Prima di parlare di traumi, si può parlare in modo più neutrale di pericoli. Di fronte ad una minaccia possiamo decidere di lottare o di scappare – fight or flight response – o di rimanere immobili – freezing -, come in uno stato di sconfitta. La scelta implicita di una di queste strategie è soggettiva e determinata dalla gravità della minaccia, ed influenza il successivo adattamento psicologico. In genere la fight or flight response è utilizzata per affrontare i pericoli meno gravi, mentre il freezing compare di fronte ai pericoli eccessivi, definibili traumi. Probabilmente questa parola ci fa venire in mente un terremoto, un incidente o uno stupro. Più realisticamente siamo noi stessi a dare significato a ciò che ci succede: ogni evento che mette a rischio la nostra sopravvivenza, di fronte al quale siamo impotenti, è potenzialmente traumatico.
La fuga psicologica dal dolore
Di solito l’evento traumatico che è alla base della dissociazione dell’identità si verifica nei primi anni di vita. Per un bambino traumatizzato lo stress psicologico è enorme: gli effetti più importanti sono a carico del cervello e del suo sviluppo, con conseguenze sulla salute mentale e fisica. I circuiti emotivi diventano incontrollabili, i sistemi della memoria e i lobi frontali vengono danneggiati, e con essi le normali facoltà di regolazione del comportamento e di ragionamento. Il dolore più grande per un bambino è quando uno dei genitori è il carnefice delle sue esperienze traumatiche: chi accudisce è anche colui che spaventa. Molto facilmente crescerà con l’idea di non meritare amore, con un profondo senso di colpa, pensando di essere cattivo e che questo è il motivo per cui viene maltrattato. In che modo tutto questo porta alla dissociazione dell’identità? Proviamo a vedere la mente come un insieme di strutture che lavorano sulla realtà e comunicano tra di loro. Normalmente ciò consente ai pensieri, ai ricordi e alle emozioni di integrarsi. Lo stress traumatico può interrompere queste comunicazioni e spaccare la mente, e così i pensieri, i sentimenti e le memorie si frammentano e l’identità si dissocia. Ma intendere la doppia personalità come soltanto una malattia è riduttivo, poiché la dissociazione tra strutture è un meccanismo di difesa che tiene fuori dalla coscienza gli stati mentali traumatici, i quali non vengono riconosciuti come propri. In altre parole, quando la fuga fisica non è possibile viene attuata la fuga psicologica.
RICORDARE PER GUARIRE : BENEFICI E DUBBI SUL TRATTAMENTO
Il punto di partenza per ogni clinico è valutare la gravità e la presenza del disturbo: per la diagnosi di doppia personalità, oltre al colloquio, possono essere usati test e questionari. Gli psicofarmaci vengono prescritti solo se sono presenti tratti di depressione e ansia, mentre vanno evitati se il paziente ha tentato il suicidio o si è ferito intenzionalmente, poiché potrebbe abusarne. In questi casi è preferibile disporre un ricovero ospedaliero. Il trattamento migliore è la psicoterapia, che ha l’obiettivo di rendere l’identità stabile e unita. È importante essere empatici e far sentire la persona al sicuro: la malattia non deve essere trasmessa come segno di pazzia ma come tentativo di reagire alla situazione che l’ha causata. Il primo passo dovrebbe essere quello di ridurre la sofferenza, aumentando le capacità di reagire allo stress e le competenze relazionali. Successivamente si aiuta il paziente a ricordare, a tollerare e ad elaborare l’evento traumatico, che è ormai passato e non rappresenta più un pericolo. A questo proposito una tecnica utilizzata frequentemente è l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), la quale, sfruttando i movimenti oculari, mira a favorire la rielaborazione del ricordo traumatico.
Controversie sulla doppia personalità
Secondo alcuni medici sarebbero soprattutto gli psichiatri che utilizzano tecniche come l’ipnosi a creare gli alter della personalità. Le tecniche ipnotiche, nel tentativo di far riemergere ricordi traumatici dimenticati, possono generare falsi ricordi e spingere un soggetto ad attribuire un nome o un’identità ai diversi stati emotivi provati. In altre parole, l’esordio del disturbo è l’effetto della suggestione di alcune psicoterapie. Una delle prove citate dagli psichiatri che sono scettici sull’origine traumatica della doppia personalità è che il paziente arriva in terapia sempre con una identità soltanto: gli alter emergono dopo tempo, e man mano che il trattamento procede, il loro numero aumenta. Ad ogni modo, queste argomentazioni non dimostrano che la diagnosi sia frutto di un inganno. Il caso del serial killer Ken Bianchi mostra che è davvero difficile fingere di avere una doppia personalità. Lo “strangolatore di Hillside” simulò di avere alcuni dei sintomi, ma non riuscì ad ingannare la Corte e gli psichiatri. Un altro dubbio è se possa esistere una relazione tra la rilevanza mediatica del fenomeno e lo sviluppo di alter: sembra che il numero delle diagnosi aumenti nei periodi in cui i mass media si occupano di più di doppia personalità. Si tratta chiaramente di un disturbo affascinante per studiosi e appassionati del funzionamento mentale, che per questa ragione trova spazio nel mondo della letteratura e del cinema. Tra le opere più celebri “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Stevenson (1886), e tra i film “Fight Club” di Chuck Palahniuk (1999), in cui Brad Pitt ed Edward Norton interpretano la doppia personalità del protagonista.
Fonte
- Manuale di Psichiatria
A. Siracusano (2014) - Trauma, coscienza, personalità
P. Janet (2016) - Psicopatologia dello sviluppo. Modelli teorici e percorsi a rischio
M. Ammaniti (2009) - Psicologia clinica
A.M. Kring et al. (2017) - Multiple identity enactments and multiple personality disorder: a sociocognitive perspective
Psychological Bulletin Journal